Cronaca locale

«Flightplan»: Jodie Foster cerca la figlia scomparsa

«Flightplan»: Jodie Foster cerca la figlia scomparsa

Ferruccio Gattuso

Anche a undicimila metri di quota, tra i corridoi angusti (ma non troppo) di un mega-jumbo, Jodie Foster non manca di dimostrare a tutti di essere una fuoriclasse. Difatti, l'intrigante thriller claustrofobico che il tedesco Robert Schwentke le cuce addosso finisce per sembrare un tailleur elegantissimo quando, indossato da una sciacquetta qualsiasi, avrebbe fatto la figura di un capo casual.
Ebbene si, l'energica e sempre nervosa Jodie nelle situazioni da incubo si trova alla grande e Flightplan - in arrivo nelle sale cinematografiche milanesi - ne è una naturale dimostrazione. Particolare curioso (ma non troppo: Hollywood non è nuova nello sfornare film «gemelli» a stretto giro di posta), in queste settimane i grandi schermi di casa nostra ospitano un altro thriller «aereo», vale a dire Red Eye di Wes Anderson. Ma se nel film del papà di Scream è la storia, agile e divertente, ad essere l'unica star in un cast certo non divistico, Flightplan può godere di suspense (la storia) e carisma: la Foster, infatti, ci mette veramente poco a conquistare il pubblico e a imporgli il transfer più angoscioso.
Provatevi voi a perdere la figlia durante un volo, e ricevere da pilota, equipaggio e passeggeri la stessa risposta: la sua bambina non è registrata negli elenchi, non è mai salita a bordo, lei è una schizofrenica. Ovvio che la mamma eroina non ci creda e che, trasformatasi in disperata detective, faccia di tutto per scoprire il mistero.
In America, il thriller di Schwentke ha avuto un buon successo, anche perché segnava il ritorno a un ruolo da protagonista, per la Foster, dai tempi di Panic Room (2002). Le penne critiche Usa, però, si sa che trattano i propri big con immancabile rigore, e difatti il New York Times distilla un giudizio severo: «Osservare Jodie Foster scatenarsi all'interno di un falso aeroplano per la durata di un intero film può anche essere un piccolo piacere, ma non c'è nulla, qui, che nutra il cervello e provochi tensione». Culturevulture.net rincara la dose con un sintetico giudizio tutto da confermare: «Flightplan è uno dei più deboli thriller usciti negli ultimi tempi» , mentre Fantastica Daily si fa convincere per metà: «Il film merita di essere visto per i primi 45 minuti, ma sfortunatamente poi cola a picco».
Strappa un sorriso la battuta inesorabile del Northwest Herald: «Più che nella protagonista, ci si identifica negli altri 423 passeggeri il cui viaggio viene rovinato da una donna isterica». Ci pensa Wafflemovies.com a riequilibrare, almeno in parte, le sorti critiche di Flightplan: «Un lavoro fantastico quello di allestire una storia misteriosa e ricca di suspense, ma il finale delude le nostre speranze». Asettica ma puntuale l'opinione di Cinemablend.com: «La concezione generale della storia funziona, l'esecuzione è tesa e ricca di suspense, ma la soluzione finale della storia è mal gestita».
Il Metro Weekly punta sulla protagonista e afferma: «Flightplan non porterà l'Oscar alla Foster, ma riesce a ricordarci quanto sia fondamentale la sua presenza sullo schermo». Ricorre a una metafora il Los Angeles Daily News: «C'è molta angoscia a bordo, ma l'atterraggio è troppo accidentale». Implacabile Usa Today: «Il film non merita il viaggio», cui però fa da contraltare il San Francisco Chronicle: «Film elegante, conciso e ricco di tensione, crea un senso di minaccia sin dall'inizio, e in un modo insolito». Infine, l'autorevole Variety: «La cura e l'abilità esibita dal regista Schwentke viene disfatta da da una sceneggiatura che si autodistrugge nel finale».

La parola al pubblico.

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