Fmi: i Paesi avanzati crescono poco, pesa la disoccupazione

In questo caso, mal comune non è mezzo gaudio. La ripresa economica nei Paesi avanzati resta «fragile», gravata da scarsa competitività e un elevato livello di disoccupazione. L’Italia non fa eccezione. E se l’economia mondiale ha ripreso a crescere quest’anno, il merito spetta soprattutto ai mercati emergenti.
A poche settimane dall’assemblea generale di ottobre, il Fondo monetario internazionale fa girare le prime stime sull’andamento dell’economia per il 2010 e il 2011. E al quadro ancora problematico disegnato per le economie avanzate, non può sfuggire l’Italia: la crescita di quest’anno è confermata allo 0,9%, mentre le ultime stime governative parlano dell’1%, dunque siamo lì. La differenza più marcata è per il 2011: per l’anno venturo il Fondo stima una crescita dell’1%, contro l’1,5% del governo e dell’Ocse, l’1,6 della Confindustria, l’1,4% dell’Ue.
Non sono tanto gli «zero virgola» a fare impressione: il Fmi ha alle spalle una lunga tradizione di previsioni errate. Preoccupa il calo progressivo di competitività rispetto ai Paesi emergenti, con il conseguente fardello di disoccupazione. «L’elevato livello di disoccupazione, soprattutto nelle economie avanzate - si legge nella bozza del World Economic Outlook - pone grandi sfide sociali». La forbice di crescita è evidente. Per stare al solo 2010, le economie in sviluppo avanzeranno del 6,9%, contro il 2,6% delle economie europee, giapponese e americana. Dinamica molto simile anche nel 2011 (6,4% contro 2,2%). Fmi e Organizzazione internazionale del lavoro, in un documento comune, sottolineano la grave difficoltà nella creazione di posti di lavoro per sostenere lo sviluppo.
È nel quadro di un rallentamento nel 2011 rispetto a quest’anno che si colloca anche la previsione di una crescita italiana all’1%. «Bisogna creare competitività per le imprese», ripete la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. È vero che l’Italia ha la seconda produzione industriale pro capite al mondo, dopo la Germania; ma, ricorda la Marcegaglia, «se le aziende non riescono a conquistare i mercati internazionali, saranno in difficoltà».


Dal World Economic Outlook del Fmi, una «buona» notizia almeno per quanto riguarda le banche, che vedono decrescere lo stock di sofferenze a livello globale. Il sistema finanziario resta tuttavia «vulnerabile», e le banche europee potrebbero aver bisogno di 76 miliardi di euro aggiuntivi «per evitare uno stress per quanto riguarda le attività di finanziamento».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica