Fmi: l’economia migliora L’Italia sta nel mezzo tra forti e deboli d’Europa

CENERI «Limitato» l’impatto economico della nube prodotta dal vulcano islandese

La ripresa dell’economia globale «procede meglio del previsto», ma come sta accadendo ormai da anni è «tiepida» nei Paesi avanzati, Europa compresa, ed è «solida» nei Paesi emergenti. Il Fondo monetario internazionale presenta il suo World Economic Outlook di primavera, che sostanzialmente conferma le impressioni delle ultime settimane. La crescita globale migliora, con un +4,2% nel 2010 e +4,3% nel 2011. Ma le economie avanzate camminano a un passo più lento (+2,3%), e ancora più pesante è il passo dell’Europa (+1%) e anche dell’Italia (+0,8%), che diventerà un po’ più rapido (+1.2%) nel 2011. Gli Usa crescerebbero del 3,1%, mentre le solite locomotive India e Cina viaggiano fra l’8,8 e il 10%. Ed appare «limitato» l’impatto del vulcano islandese sull’economia.
Scongiurato il rischio di una depressione, l’economia dunque si riprende. Ma è una ripresa con costi sociali elevati in termini di disoccupazione, e con rischi che stavolta non vengono dalle finanze private ma dai bilanci pubblici. La sfida principale per le economie avanzate, conferma il capo economista del Fmi Olivier Blanchard, è il risanamento dei conti statali. In questo quadro si collocano i rischi potenziali dei «piccoli Paesi europei». Insieme con Spagna e Irlanda, Grecia e Portogallo potrebbero contagiare il resto d’Europa. Germania e Francia rappresentano la parte migliore, mentre l’Italia - spiegano gli economisti del Fmi - è a metà strada: «Per un verso sta con Francia e Germania, per un altro (il debito pubblico) è vicina alla Grecia, anche se deficit, indebitamento esterno e disavanzo delle partite correnti sono molto più bassi». Migliora anche la previsione del nostro debito pubblico, al 118,6% del pil, contro il 120,1% stimato lo scorso ottobre.
Il nostro Paese sta meglio in Europa anche per quanto riguarda il tasso di disoccupazione, che quest’anno dovrebbe raggiungere l’8,7% (8,6% nel 2011) contro una media europea del 10,5% nel biennio. Il Fondo è allarmato per le ricadute sociali di questa ripresa senza occupazione che, considerando anche gli abbandoni e il lavoro atipico, potrebbe crescere «fino al 50% in più delle stime ufficiali». Il Fmi suggerisce che le politiche macroeconomiche continuino a sostenere la ripresa, favorire la flessibilità dei salari, e concedere aiuti adeguati ai disoccupati.
La differenza nella velocità della ripresa negli Usa e in Europa è attribuita, da parte dall’organizzazione internazionale guidata da Dominique Strauss-Kahn, alla risposta data alla crisi. «Gli stimoli fiscali in Europa sono stati più contenuti. L’Europa è più legata alle banche - spiega l’economista Jorg Decressin - e il settore bancario è debole, con ripercussioni sulla domanda. L’economia europea fa più affidamento sul credito bancario, mentre quella americana conta anche sul mercato dei corporate bond, che ha registrato una ripresa più rapida». In ogni caso, il Fmi afferma che nelle economie avanzate «la crisi creditizia sta finendo, i mercati monetari si sono stabilizzati, quelli azionari hanno rimbalzato».
È in questo contesto che il Fondo si appresta a proporre ai ministri finanziari del G7 e del G20 in arrivo a Washington una doppia tassa «anticrisi» sulle banche che, secondo il Wall Street Journal, potrebbe valere fino a 2.000 miliardi di dollari. La prima verrebbe chiesta in egual misura a tutte le banche come «contributo alla stabilità finanziaria»; in un momento successivo sarebbe diversificata a seconda dell’importanza dei singoli istituti, e del rischio per la stabilità del sistema. La seconda è una «tassa sulle attività finanziarie» che colpirebbe i profitti e i compensi dei banchieri. Le due tasse dovrebbero sostituirsi ai soldi pubblici per il salvataggio delle banche, e sarebbero un deterrente per l’assunzione di rischi eccessivi da parte dei banchieri.

La proposta piace a Casa Bianca, Commissione Ue, Francia, Regno Unito, ma c’è il «no» canadese, mentre Berlino pensa ad un suo piano autonomo. Una tassa va bene, ma due sono troppe, commenta la Federazione delle banche europee.

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