Washington - "L’attuale recessione sarà insolitamente lunga e severa, e la ripresa lenta". In uno dei capitoli analitici del World Economic Outlook che sarà diffuso la prossima settimana, il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) lancia l'allrme e avverte che "recessioni associate a crisi finanziarie tendono a essere severe". "La ripresa da queste recessioni è solitamente lenta. Se queste recessioni - spiega il Fmi - sono sincronizzate a livello globale tendono a essere ancora più lunghe e seguite da riprese ancora più deboli".
Recessione lunga e severa "Le analisi suggeriscono che una crisi finanziaria e un rallentamento globale sincronizzato insieme si traducono in una recessione insolitamente severa e lunga - afferma ancora il Fmi - una combinazione come questa è rara e per questo è necessario evitare conclusioni affrettate. Il fatto che l’attuale rallentamento sia altamente sincronizzato e associato a una profonda crisi finanziaria suggerisce che probabilmente sarà duraturo e con una ripresa più debole della media". "Esclusa l’attuale recessione" dal 1960 "ce ne sono quindici" che possono "essere associate a crisi finanziarie, con tre episodi di recessione globale: 1975, 1980 e 1992. Solitamente le recessioni sono brevi e le riprese sostenute: in generale una recessione dura un anno, con un’espansione che si protrae per più di cinque anni", sottolinea il Fmi, precisando comunque come "le recessioni associate a crisi finanziarie sono di solito più gravi e durature. Le crisi finanziarie seguono generalmente da periodi di aumento del credito e dei prezzi degli asset. Le riprese economiche da tali recessioni sono solitamente frenate dalla debolezza della domanda privata e di credito, riflettendo in parte la tendenza delle famiglie ad aumentare il tasso di risparmio così da raddrizzare i propri bilanci". "Le recessioni globalmente sincronizzate sono più lunghe e profonde delle altre. La durata di tali recessioni è in media una volta e mezzo superiore alla durata tipica di una recessione. Le successive riprese sono di solito lente, caratterizzate da una debole domanda esterna, soprattutto se anche gli Stati Uniti sono in recessione: durante le recessioni del 1975 e del 1980 il calo accentuato delle importazioni statunitensi ha contribuito a una notevole contrazione del commercio mondiale".
Politiche coordinate Per far fronte "all’attuale recessione mondiale servono politiche monetarie, finanziarie e di budget coordinate". "Le politiche macroeconomiche - spiega l’Fmi - possono giocare un ruolo importante nell’attenuare la recessione e favorire la ripresa. In generale la politica monetaria contribuisce ampiamente a mettere fine alla recessione e a rafforzare la ripresa, ma in caso di crisi finanziaria risulta meno efficace. Le politiche fiscali sembrano essere più utili in tali casi, in quanto più efficaci in presenza di una stretta del credito. Gli stimoli fiscali - conclude il Fondo - sono inoltre associati a riprese più forti. In ogni caso, l’impatto delle politiche fiscali è minore nelle economie che hanno elevati livelli di debito pubblico".
Ripristinare la fiducia nei mercati "Una delle lezioni più importanti che abbiamo imparato dagli episodi di crisi finanziarie è che ripristinare fiducia nel settore finanziario è essenziale per far sì che le politiche macroeconomiche abbiano effetto e ci sia una ripresa economica". Per far fronte "all’attuale recessione mondiale servono politiche monetarie, finanziarie e di budget coordinate. Misure di politica monetaria e fiscale sono necessarie per sostenere la domanda nel breve termine. Ma al di là di queste azioni - spiega l’Fmi - una delle lezioni più importanti che abbiamo imparato dagli episodi di crisi finanziarie è che ripristinare fiducia nel settore finanziario è essenziale per far sì che le politiche macroeconomiche abbiano effetto e ci sia una ripresa economica".
Calo di flusso nei paesi emergenti "Il ruolo giocato dalle banche nell’attuale crisi sembrerebbe presagire un declino protratto dei flussi di capitale verso i paesi emergenti". Il Fondo Monetario Internazionale spiega come "esperienze passate di stress sistemici per le banche nelle economie avanzate (la crisi dell’America Latina agli inizi degli anni ’80 e la crisi giapponese degli anni ’90) mostrano come il declino di flussi di capitale tende a essere piuttosto elevato e prolungato. Data la loro ampia esposizione, le economie europee emergenti potrebbero essere duramente colpite". E sottolinea: "Le strette relazioni di credito fra le economie europee emergenti e non è un importante fattore delle attuali turbolenze nell’Europa dell’Est. Sin dalla metà degli anni ’90, le banche dell’Europa occidentale hanno dominato i flussi di credito verso le economie emergenti. Alla fine del 2007 i loro asset nelle economie emergenti hanno raggiunto il 10% del pil nelle economie avanzate, a fronte di un 2,5% complessivo delle banche canadesi, giapponesi e americane". L’Fmi constata, inoltre, come le "crisi finanziarie nelle economie avanzate si trasmettono in modo rapido e intenso alle economie emergenti, con i legami finanziari a fare da canale di trasmissione. Il declino dei flussi di capitale verso le economie emergenti in seguito a tali crisi può essere protratto, dati i problemi di solvibilità con cui si trovano a fare i conti le banche delle economie avanzate, che forniscono significativi finanziamenti alle economie emergenti.
Una coordinata risposta politica da parte delle economie avanzate ed emergenti è necessaria, in quanto una riduzione delle vulnerabilità individuali di un paese non può da sola isolare le economie emergenti da uno shock finanziario nelle economie avanzate".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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