Economia

Fmi, sarà l’Europa a pagare le riforme di Strauss-Kahn

Niente quote Usa a Cina e India Italia e Canada in corsa per l’Imfc

«Sarò il direttore generale delle riforme», assicura in diretta web da Parigi il nuovo managing director del Fondo monetario internazionale, Dominique Strauss-Kahn. È una delle frasi più ricorrenti, all’inizio di un mandato al Fmi, o altrove. Stavolta, però c’è il rischio - o l’opportunità - che le riforme debbano esser fatte per davvero: Strauss-Kahn, nominato secondo le vecchie regole della spartizione euroamericana delle due istituzioni di Bretton Woods, Fondo e Banca mondiale, non ha ancora preso possesso del suo ufficio nel palazzone della diciannovesima strada, a Washington, ed è già sotto pressione. La cosiddetta troika, composta da Brasile, Sudafrica e Australia, che è stata incaricata dal G20 di valutare la riforma del Fmi, sta per presentare una nuova formula per calcolare le quote azionarie del Fondo, modificando i rapporti di forza all’interno dell’organizzazione internazionale. Questo per il momento non ha impedito a Tommaso Padoa-Schioppa, indicato come possibile candidato alla guida dell’International Monetary and Financial Committee (l’organismo politico che guida il Fmi) in sostituzione di Gordon Brown, di restare in corsa per la guida dell’International monetary and financial committee , il braccio politico del Fmi.
Certo, ammette «Dsk», Cina e India devono contare di più «ma non a spese degli Stati Uniti». Dunque il sacrificio sarà chiesto ai Paesi europei, alla Russia e ad altre nazioni che dovranno cedere una fetta delle loro quote alle economie emergenti. Il neo direttore generale non prevede ostacoli alla vendita di parte dell’oro del Fondo per finanziarne l’operatività (fra l’altro, dal punto di vista del mercato, è un buon momento); ma chiarisce che «non è una soluzione per risolvere il problema del finanziamento». Bisognerà anche ridurre le spese del Fondo, «risanare i conti»: altra frase ricorrente in mezzo mondo.
Il problema è che fare le riforme in tempi di turbolenza non è facile, tutt’altro. Strauss-Kahn, nella conferenza stampa parigina, ha voluto lanciare in proposito un messaggio di ottimismo: la situazione dei mercati finanziari è «sotto controllo», le turbolenze non hanno «gravi effetti» sulla crescita economica internazionale, l’economia ha «basi solide».

E neppure la debolezza del dollaro sembra preoccupare oltremodo l’ex ministro delle Finanze francese.

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