Fo contro Ds e Margherita «C’è un complotto per far vincere Ferrante»

«Primarie senza democrazia». Le accuse più pesanti in un comunicato letto dalla moglie

Sabrina Cottone

I toni ondeggiano tra la farsa e lo psicodramma. E forse non poteva che finire così. Doveva essere la giornata del grande lancio dei candidati del centrosinistra, invece ecco Dario Fo che al Circolo della stampa recita le «primarie senza democrazia». E parla di un complotto di Ds e Margherita per oscurare gli altri tre candidati in favore di Bruno Ferrante, con manovre che secondo lui coinvolgono i segretari di partito e i direttori di giornali e tv. Fo usa il paradosso, la corda che in lui risuona meglio, ma il senso del discorso è chiarissimo e è un pesantissimo attacco a tutta l’Unione.
A rendere la situazione quasi surreale, lo «sdoppiamento» del candidato, che delega la moglie a leggere al suo posto il pronunciamento. Franca Rame imposta la voce e incalza: «Siamo in quattro a concorrere. E se avete fatto caso, su giornali e tv in questi ultimi giorni tre dei concorrenti qui presenti sono spariti. Siamo svaniti nel nulla. Sulle pagine di detti quotidiani c'erano le immagini di due soli concorrenti: da una parte Letizia Moratti, dall’altra Bruno Ferrante».
E ancora: «Noi qui ci guardiamo bene dal puntare il dito contro i partiti che sorreggono il candidato ormai eletto. Per carità, non c'è stata alcuna manovra né il solito inciucio. Ma scherziamo! Li vedete voi i segretari Ds e Margherita telefonare, incontrarsi coi vari direttori della carta stampata e della rete a tramare: che facciamo? Bisogna tirarli via di mezzo quei tre, li eliminiamo, facciamo come se non ci fossero, come se non esistessero...».
Fin qui la delegata Franca Rame. Poi Dario Fo, finita la recita, non rinuncia a aggiungere del suo, ipotizzando la paura di Ferrante: «So dai sondaggi che circolano che le mie chance negli ultimi tempi sono molto cresciute». Prende le distanze dall’ex prefetto: «Ha parlato bene ma dal dire al fare... C’è un fatto di cultura di fondo». Esclude anche di poter entrare in un’eventuale giunta Ferrante: «Sono in pista per vincere. Se dovessi perdere mi metterei comunque in pista a combattere, ma lascerei lavorare loro. E poi Ferrante ha già scelto persone giovani, non mi ha mai chiesto di entrare nel suo gruppo».
Il contendente sceglie di non accettare il guanto di sfida. «Polemica? No, non credo assolutamente. È un confronto leale e vivace» dichiara Bruno Ferrante ignorando la realtà. Manovre? «Questo è quel che ritiene Fo e è libero di sostenerlo. Non so a quali pressioni si riferisca...».
Ma il dibattito è già politico, tanto è vero che dopo le sparate di Fo arrivano le dichiarazioni argomentate del segretario provinciale di Rifondazione, Augusto Rocchi: «Il mio dubbio è che abbiano paura di perdere le primarie, perché vari sondaggisti parlano di una sostanziale parità tra Fo e Ferrante, l’Espresso li dà 36 a 34». E le accuse di complotto rivolte ai vertici ds? «Fo è un premio Nobel e la sua notorietà gli permette di parlare con i direttori dei giornali. Se dice queste cose, avrà certamente elementi per farlo».
«Certe manifestazioni non si conciliano con ciò che deve rappresentare il sindaco di una grande città» attacca il segretario provinciale dei Ds, Franco Mirabelli. «Non servono colpi di teatro ma proposte politiche forti» dice Roberto Caputo della Margherita.

Pierfrancesco Majorino, segretario cittadino dei Ds, tenta di minimizzare: «Dario è un uomo di spettacolo, gli si vuole bene anche per questo». E gli vogliono bene anche i disobbedienti di Luca Casarini: il centro sociale il Cantiere era a fargli da claque.

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