Gianandrea Zagato
Chiedere a Bruno Ferrante di dare un segno di vita, be è impresa impossibile. Lex prefetto per conquistare Palazzo Marino saffida infatti al silenzio. Strategia di chi non vuole sprecare troppe energie per le primarie - a parole considerate «momento di grande democrazia» - anche perché non ha un programma da vendere agli elettori: infatti, Ferrante, non è riuscito a mettere daccordo lUnione. Valutazione comune non solo ai cronisti ma anche agli altri candidati alle primarie del centrosinistra.
Nessuna sorpresa, quindi, sulla possibilità che Ferrante faccia le valigie se dalle primarie uscisse malconcio. Ma, attenzione, in questo caso non ci sarebbe spazio per laltro competitor, Dario Fo, bensì per Filippo Penati che, in questi giorni, sembra il più intraprendente protagonista della campagna elettorale. Contro Ferrante, naturalmente.
Andiamo però con ordine: partiamo dalle polemiche di Fo contro lex prefetto. «Attacco Ferrante perché sia libero, si sciolga e ci dica quali sono le sue proposte» sbotta il Nobel. «Altrimenti» aggiunge «se perdo cosa dico a quelli che mi hanno votato? Come faccio a convincerli a sostenere Ferrante? Devo chiedere loro di fidarsi sulla parola?». Domandine di chi è stufo di «giocare a scopa con il morto» anche se il risultato finale non è certo a favore del «morto»: «Le ultime proiezioni parlano chiaro: Ferrante è a quota 45 per cento e io, Fo, sono al 43 per cento». Sì, due punti percentuali di stacco tra il candidato ufficiale della Quercia e della Margherita e il candidato «dellalternativa» ovvero un pugno di voti. Evidente il rischio per Ferrante di non riuscire a centrare il bersaglio anche se il suo competitor linvita a «informare gli altri candidati dei progetti».
Ferrante a meno di venti giorni dal voto continua però a evitare confronti come se «sia stato già deciso chi vince» chiosa Basilio Rizzo. Lettura dei fatti condivisa dal segretario provinciale di Rifondazione, Augusto Rocchi, che pone quindi un problema: «Vorrei sentire dire da tutti ma proprio tutti i dirigenti dellUnione che chi vince le primarie sarà sostenuto da tutta lUnione. A me lhanno chiesto di dichiararlo, anche a Basilio Rizzo solo che entrambi non abbiamo sentito su questo il segretario dellUdeur, della Margherita e dei Ds. E siccome Fo può vincere, vorrei saperlo prima». Richiesta esaudita, se si può dire: «Appoggeremo chiunque vinca le primarie» fa sapere Pierfrancesco Majorino, segretario cittadino dei Ds ma «Ferrante è per noi il candidato che meglio può rappresentare una nuova fase per il governo della città e che meglio può unire la coalizione di centrosinistra». Messaggio chiaro: Ferrante è il candidato da votare mentre Fo è un disturbatore, quasi un intruso senza arte né parte sostenuto da un partito, Rifondazione, che non è, diciamo, organico allUnione. Visione che incattivisce ulteriormente Fo e i suoi supporter: «Dire che solo con Ferrante si batte il centrodestra è una falsità, non si può dire che ci vuole un moderato» commenta Rifondazione.
Peccato che quel richiamo diessino alla mozione degli affetti, alla blindatura delle primarie non sia daiuto a Ferrante: al contrario rischia dindebolirlo ulteriormente davanti a quel popolo della sinistra che già lo considera come fosse un corpo estraneo. E nellex prefetto monta la voglia di mollare se le primarie confermassero il sondaggio, quel misero 45 per cento: in quel caso sarebbe pronta una letterina di commiato dallUnione e un futuro da pensionato dello Stato. Voce non priva di fondamento e che trova comprensione anche rileggendo le mosse sin qui fatte da Filippo Penati. Il presidente della Provincia non vedrebbe lora di scendere in campo, ventre a terra, nella veste di salvatore del centrosinistra. Penati giocherebbe la carta del candidato demergenza considerando che Fo, vincitore delle primarie, sarebbe un indesiderato.
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