Fo occupa il Comune in nome dei clochard

Da Capanna ai capannoni per i barboni. Dalle occupazioni del Sessantotto a quelle di oggi. Non più in università ma nella portineria di Palazzo Marino. Ecco Dario Fo e Franca Rame quarant’anni dopo. Premio Nobel e compagna usano i metodi nostalgici della gioventù - presidi e picchetti - per far valere le loro ragioni. Stavolta scendono in campo in difesa dei clochard e chiedono al Comune di aprire le metropolitane anche di notte, come avviene a Parigi e a Madrid, per dare ai senza tetto un rifugio caldo durante la notte. Dopo l’ennesimo decesso di un barbone per assideramento, decidono di consegnare al vicesindaco Riccardo De Corato una lettera sull’argomento e occupano simbolicamente l’ingresso di Palazzo Marino assieme a Sergio Cusani e Sergio Segio. «Stiamo mettendo insieme un gruppo di persone per comprare o affittare alcuni capannoni dove ospitare i senza fissa dimora - spiega Franca Rame - perché non muoiano di freddo. Chiediamo a chi ci vuole aiutare di contattarci per far parte del comitato che dovrà poi gestirli». Al duetto Fo-Rame non piace il piano antifreddo studiato dal Comune.

Da qui l’attacco alla Moratti: «Questa nostra sindachessa - va di affondo la Rame - dovrebbe avere il desiderio di passare alla storia, ma non come uno dei peggiori sindaci di Milano. Una donna con un po’ di coraggio aiuterebbe queste persone lasciando da subito le stazioni del metrò aperte di notte». Fo incalza: «C’è ormai un vuoto totale di umanità».

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