Personalismi, anime che faticano a stare insieme, contraddizioni interne che covano sotto la cenere da tempo e che adesso spingono per esplodere. Accade a Varese, Como, Pavia sotto le insegne del Popolo della libertà, nella cornice di una competizione con la Lega che diventa sempre più accesa man mano che il rischio del voto anticipato si fa più concreto. La Lombardia soffre e, anche se la situazione è più serena rispetto ad altre regioni italiane, i contraccolpi si sentono sia in consiglio regionale che nelle amministrazioni locali.
La Lega minaccia di correre da sola a Varese e non solo, ma il sospetto è che sia un modo di ricompattare le difficoltà interne, cosa che accade periodicamente con puntualità quando si profilano appuntamenti elettorali. Venerdì scorso si è riunito un direttivo provinciale con nomi da pesi massimi: Roberto Maroni, Giancarlo Giorgetti e Marco Reguzzoni.
Allordine del giorno la questione Terra Insubre, corrente del Carroccio nota per le sue passioni celtiche e finita sotto accusa nella guerra delle tessere in vista del congresso. Per il suo leader, Andrea Mascetti, lala reguzzoniana del partito aveva addirittura chiesto lespulsione. Alla fine il direttivo provinciale ha deciso per una misura più contenuta: Mascetti è stato sospeso per sei mesi dalla Lega.
Maroni e Reguzzoni, racconta qualcuno dei presenti, non si sarebbero neppure guardati in faccia, ma la scelta ufficiale è di ricompattarsi almeno in pubblico per evitare danni di immagine alla Lega. La linea è quella dei panni sporchi che si lavano in famiglia, anche se è difficile dire fino a quando potrà durare in un clima di tensione così accesa tra il ministro e il capogruppo. Sullo sfondo ma non troppo resta sempre il congresso e il controllo del partito.
Difficoltà evidenti anche in casa del Pdl, dove le fibrillazioni si fanno sentire. Per restare a Varese, il caso di Luca Ferrazzi continua a suscitare emuli e a causare strascichi. Ferrazzi è passato ai finiani di Futuro e libertà a causa di uno scontro con lanima del Pdl che fa riferimento a Nino Caianiello, escluso dalle liste regionali a causa di guai giudiziari.
A Pavia sono stati espulsi seduta stante quattro ribelli che in Consiglio comunale si sono rifiutati di sottoscrivere la fiducia al sindaco, Alessandro Cattaneo. Difficile pensare che la questione non si trasferisca nelle competenti sedi del partito, anche perché il malessere segnala lassenza di un equilibrio politico che in passato era legato alla figura di Giancarlo Abelli.
Non è da meno la vicenda di Como, dove sono cinque i contestatori che hanno già abbandonato il Popolo della libertà e che, mentre assicurano di non voler confluire tra i finiani di Futuro e libertà, insistono nel negare la fiducia al sindaco, Stefano Bruni, e nel voler tentare una strada propria.
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