Foggia - Stroncata dalla polizia la cosca che gestiva il racket del "caro estinto". Gli agenti hanno dovuto fare in fretta, un pentito aveva fatto una soffiata: erano pronti a far saltare in aria il pm Giuseppe Gatti, il magistrato che indagava su di loro. All'alba dieci persone tra presunti mafiosi, titolari e dipendenti di imprese di pompe funebri sono state arrestate dalla polizia con l'accusa di aver imposto con atti intimidatori (danneggiamenti e telefonate estorsive) ad altre imprese di onoranze funebri un "pizzo" di 500 euro per ogni funerale organizzato e l’affidamento a imprese riconducibili alla mafia per le pratiche amministrative del trasporto dei defunti.
Estorsioni e pizzo Il provvedimento del gip del tribunale di Bari Michele Parisi avviene su richiesta del pm inquirente della Dda Francesco Cavone. Agli arrestati vengono contestati, a vario titolo, i reati di associazione mafiosa finalizzata alle estorsioni. Le indagini della squadra mobile sono partite dopo le scarcerazioni dei boss mafiosi foggiani Roberto Sinesi e Raffaele Tolonese, tornati il libertà nel marzo e nel febbraio 2006. Secondo l’accusa, i due pregiudicati avevano stretto una sorta di pax mafiosa e si erano accordati per dividersi il controllo del territorio: in questo modo, oltre a spartirsi i proventi dei traffici illeciti, avevano intenzione di acquisire il controllo del settore delle onoranze funebri di Foggia e provincia.
"Uccidiamo il pm" La cosca aveva progettato di uccidere il sostituto procuratore della repubblica di Foggia Giuseppe Gatti. Il pm, impegnato in indagini per reati contro la pubblica amministrazione, doveva essere ucciso nella stazione ferroviaria di Foggia, nel momento in cui arrivava in treno. Il progetto di attentato - a quanto è dato sapere - è stato rivelato alla polizia da un nuovo collaboratore di giustizia. Attualmente il magistrato è sotto tutela.
Altri indagati Dipendenti degli Ospedali Riuniti di Foggia, guardie giurate dell’istituto di vigilanza 133, dipendenti e volontari del servizio di soccorso 118 sono indagati a piede libero nell’inchiesta della Dda di Bari. A questi indagati, complessivamente 22, viene contestato di aver fornito, in cambio di denaro, ai presunti componenti l’associazione mafiosa notizie sui decessi avvenuti nelle strutture sanitarie foggiane.
In questo modo il sodalizio si sarebbe assicurato il controllo dell’attività estorsiva sui funerali. Fra gli indagati figura il pregiudicato Giuseppe Scopece, titolare dell’agenzia di pompe funebri "Gobal Service", scomparso il 6 novembre 2006 e ritenuto dagli investigatori vittima della lupara bianca.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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