Il folletto esce dal mistero con 3121

L’artista torna a fare la star con funky, soul e jazz nel cd in uscita il 17 marzo. Straordinarie misure di sicurezza per l’ascolto

Il  folletto esce dal mistero con 3121

Paolo Giordano

da Milano

Via tutto. Via i computer portatili, via i cellulari, via la scaletta. D’accordo che Prince è come i maghi delle fiabe, che vivono al buio del castello perché hanno le idee chiare, e che proprio non ce la fa a sopportare che il suo nuovo ciddì sia spolpato anzitempo con troppa delizia di particolari. Però neppure la Cia. Ieri a Milano si è concluso il giro del mondo dell’unica copia di 3121, il ciddì che il mago di Minneapolis pubblicherà nella seconda metà di marzo, ed è stato un ascolto nudo, solo la musica come vuole lui, senza i titoli delle canzoni o gli strumenti suonati o i musicisti (che si possono trovare solo spulciando Internet). Insomma, telegrafico. Perciò 3121 è un bel ciddì. Stop. È il ritorno alla sua vena funky. Stop. È soprattutto uno stillicidio di sensualità, lo sgocciolare lento e sinuoso di passioni che il basso profondissimo spinge fino in fondo e la voce scandisce, ora insinuante ora umida ora sospirata, per dodici canzoni che diventano le dodici stanze del suo nuovo castello.
Dopo esser sceso in piazza e aver protestato contro la congiura discografica (risultato: dieci anni e rotti di esilio), Prince si è riacceso a modo suo. Ha quasi 48 anni ma non li dimostra. Con il precedente ciddì ha venduto due milioni di copie. Nel 2004 è andato in tournée incassando più di Madonna ed Elton John: 56 milioni di dollari. E negli immensi stanzoni di Paisley Park a Minneapolis ora gironzola un’altra protégé, che ha un nome imprevisto, Tamar, ma un aspetto prevedibile assai: è bellissima, altissima e nel singolo Beautiful, loved & blessed esibisce una voce nera e calda sulla scia di quelle di Apollonia Kotero, Sheila E, Vanity o Jill Jones, insomma di tutte quelle ancelle che lo hanno seguito negli ultimi vent’anni, scorrazzando e godendo delle sue manie.
In più Prince è tornato a essere un businessman. Ha firmato un contratto con la Universal, che è una multinazionale che controlla il trenta per cento del mercato e quindi lo spedisce al seguitissimo Saturday Night Live della Nbc dopo 25 anni di esilio. Insomma, quando l’altra sera è apparso a sorpresa con Tamar al Roxy sul Sunset Boulevard di Los Angeles, il vippaio in platea - da Elijah Wood a Serena Williams - si è ritrovato di fronte un uomo nuovo che ha finalmente forzato la gabbia egoistica dei geni e prova un’altra volta a fare i conti con la realtà (e non solo perché si è messo a cantare When a man loves a woman, che ormai è roba da karaoke). Perciò concediamogli il titolo matematico di questo ciddì, 3121, che potrebbe essere il suo numero civico di casa o che, sommato, fa sette ossia il suo numero preferito o che, se letto al contrario, riconduce al 13 dicembre, data di pubblicazione del primo singolo Te amo corazon (che nel castello è una stanza del tutto isolata dalle altre). Sono vezzi, esattamente come i sette inviti a casa sua inseriti a caso nelle copie americane alla maniera di Willy Wonka, cioè Johnny Depp in La fabbrica di cioccolato.
Chi se li troverà in mano, andrà a pranzo da lui a Minneapolis e buon appetito.

Ma tutti gli altri si troveranno comunque apparecchiati dodici brani che bisogna attraversare, annusare, godere tutti di seguito perché, dal funky al jazz al soul, stavolta le finestre di casa Prince hanno la vista sul mondo aperto.

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