Le folli idee dei nuovi circoli economici

È decisamente la più bizzarra tra le mille idee balzane sorte in queste settimane per i risanare i conti pubblici e rilanciare la ripresa economica. Secondo un gruppo di economisti della maggioranza la chiave di volta sarebbe quella di mettere centomila pubblici dipendenti a busta paga con uno stipendio leggermente ridotto in attesa che maturino la pensione. A condizione, naturalmente, che nel frattempo non lavorino. Nel mentre si mantengono centomila persone a non fare niente, verrebbero assunti almeno 30mila giovani nella pubblica amministrazione. I sindacati, giustamente, si sono subito buttati a pesce su questa amenità dichiarandosi disponibili a concorrere al mantenimento di questi centomila dipendenti pubblici attraverso un fondo cui devolvere una parte degli aumenti contrattuali per il biennio 2005-2006. Quando si dice la generosità! Il dramma del nostro Paese è che su questa amenità si è innestato un dibattito apparentemente colto e che invece è più folle che mai. Per riassumere, dunque, dovremmo fare aumenti contrattuali per il pubblico impiego un po’ più del necessario (come si fa, altrimenti, a costituire il generoso «fondo di solidarietà»?), pagare centomila persone per non fare niente e attivare nuove assunzioni per almeno 30mila unità. Non crediamo sia necessario essere professori in Italia o all’estero per dire che tutto ciò si risolverebbe in un aggravio di spesa pubblica. La «ratio» seriosa di questa proposta folle è che in tal modo aumenteremmo la produttività della pubblica amministrazione perché inseriremmo giovani al posto di uomini e donne di 50 anni o giù di lì. Noi, in verità, avevamo sempre saputo che l’aumento di produttività di una amministrazione, pubblica o privata che sia, fosse legato alla riduzione del numero dei dipendenti e all’introduzione massiccia di nuove tecnologie con particolare riguardo a quelle informatiche. Purtroppo abbiamo frequentato le scuole serali e non siamo mai stati ammessi ai migliori circoli della nuova cultura economica capace di partorire questa ed altre sconcertanti proposte. Sempre nelle scuole serali ci ricordavano, poi, che ogni anno vanno naturalmente in pensione tra 90 e 100mila dipendenti pubblici e che pertanto basterebbe non sostituirli se non in minima parte per ridurre il loro numero tra l’1 e mezzo e il 2 per cento ogni anno. E invece i circoli della nuova cultura economica tralasciano questo dato, non sappiamo se per dimenticanza o per ignoranza (nel senso di «ignorare» una notizia). Sempre nelle scuole serali ci avevano poi spiegato che uno degli elementi fondamentali per migliorare l’efficacia e l’efficienza di un’amministrazione oltre alle nuove tecnologie è la distribuzione ottimale delle risorse umane evitando scrupolosamente esuberi e carenze, due facce della stessa medaglia, quella della inefficienza. Ma i circoli della nuova cultura economica non ce lo ricordano. Non sappiamo se per dimenticanza o se per ignoranza. E sempre di sera ci veniva spiegato che lo strumento utile per questa distribuzione ottimale dei dipendenti era la mobilità del personale avendo in mente una visione unitaria delle pubbliche amministrazioni tra Stato, Regioni, Province e Comuni. E a chi tra noi chiedeva se ci fosse stato qualche esempio di mobilità, i modesti professori di quelle modeste scuole serali ricordavano come le Ferrovie italiane tra il ’90 e il ’92 trasferirono circa 8mila dipendenti nelle amministrazioni pubbliche centrali e periferiche evitando così la doppia spesa di un loro pensionamento anticipato e di nuove assunzioni. Questi, però, sono evidentemente insegnamenti antichi che la nuova cultura economica non contempla.

Qualcuno ci sussurra in un orecchio che il vero motivo di questa bizzarra proposta è quello di fare trentamila assunzioni «targate». Insomma non sarebbe ignoranza ma solo furbizia. Confessiamo la nostra incertezza sull’interpretazione da dare a questa proposta ma se il dilemma è tra l’ignoranza e la furbizia questo Paese non andrà da nessuna parte.

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