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Follia McLaren, Alonso retrocesso dalla pole position

Il campione del mondo danneggia il compagno di squadra Hamilton e i giudici della Fia lo sbattono in terza fila. L’inglese parte primo. Un nuovo caso al Gp d’Ungheria. La scuderia anglo-tedesca non potrà conservare i punti conquistati. Pasticcio Ferrari: Massa senza benzina

Follia McLaren, Alonso retrocesso dalla pole position

nostro inviato a Budapest

Negli sport fisici, se l’atleta è sotto inchiesta per doping, mica si allena bene, mica vince le gare. Negli sport non sport come la F1, se due squadre – per non fare nomi – come la Ferrari e la McLaren si fanno la guerra nelle aule dei tribunali, magari i rispettivi piloti lottano comunque per la pole, però nella delicata organizzazione dei team qualcosa s’incrina. E si commettono errori grossolani. Di più: enormi. Se poi ci mettono di nuovo lo zampino giudici e commissari Fia, come ieri sera, il peggio è garantito.
Risultato? La McLaren-Mercedes ha conquistato la pole con Alonso per poi vederla cedere, dalle toghe dei motori, ad Hamilton per via di un pasticciaccio ai box. E la Ferrari, lontana anni luce dalla pole, ha fatto ancora peggio. Basti dire che durante il pit stop del brasiliano, il box ha fatto ripartire Massa senza benzina. “Che gran casino”, dirà Felipe. Concluderà solo 14°, quarto Raikkonen (poi 3° dopo la retrocessione di 5 posti di Alonso decisa dai giudici).
LA POLE DELLE POLEMICHE. È però in casa McLaren che la formula uno e – ammettiamolo – anche la Federazione e i suoi giudici di pista, ha saputo ancora una volta dare il peggio di sé. Accade tutto durante la terza sessione di qualifica, quando, per l’ultimo pit stop, rientrano prima Alonso e poi Hamilton e il secondo si trova in coda dietro al compagno. In quel momento l’inglese è in pole. Colpa un problema a una termocoperta, poco prima lo spagnolo ha perso 45’’ al box, per cui - come rivelerà patron Dennis – la sequenza impostata a favore di Alonso (un gp ha diritto al giro in più per la pole un pilota, il gp dopo tocca all’altro) è ormai saltata. È a questo punto che il team cerca di correre ai ripari, richiama i piloti e prova a cambiare le posizioni dei due. Per questo avvisa Fernando che il suo pit durerà 20’’ (la Fia lo giudicherà troppo lungo, non solo: troverà scorretto dire via radio al pilota quanti secondi si fermerà). Fernando, simpatica e talentuosa canaglia, ci mette poi del suo: pit stop, gomme, benzina, lecca lecca – soprannome del cartello con cui il meccanico davanti dice “ok, partite” – tutto è ormai su e invece? Invece Fernando resta fermo altri 10’’ lunghissimi secondi. Lunghissimi attimi per Hamilton, in coda dietro a lui. Risultato? Lewis non riuscirà a passare per l’ultimo giro in tempo utile, mentre Alonso centrerà la pole.
EPILOGO. Hamilton via radio a Dennis: “Ma che c… mi avete fatto?”; e Dennis ad Hamilton: “Non mi parlare con quel c… di tono”. E due ore dopo nel paddock. Alonso: “Lewis, non hai rispettato i patti, toccava a me oggi…”; e l’inglese: “ero davanti io e non avevo alcuna intenzione di cedere il passo, anche perché rischiavo con Raikkonen dietro… e poi non si sta fermi 30’’ come hai fatto tu col me dietro…”. Fatto sta, il gran capo della F1, Bernie Ecclestone, chiamerà a rapporto i due litiganti, genitori compresi. Fatto sta, anche i giudici Fia chiameranno i due ragazzi. Fatto sta, alle 23 e 35 il verdetto: spagnolo colpevole di aver “ritardato 10 secondi prima di lasciare la pit lane ostacolando inutilmente Hamilton”; e colpevole anche il team perché “la motivazione data dalla McLaren per giustificare la sosta di 20’’ di Alonso non è accettabile.

La condotta del team va contro gli interessi dello sport per cui, oggi, non potrà prendere punti validi per il mondiale costruttori”. Il team inglese ha annunciato che si appellerà solo contro la perdita di punti. E Dennis dirà: “Stiamo valutando la situazione… Certo che era più facile gestire Senna e Prost”. Come dargli torto.

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