da Milano
La foresta pietrificata delle banche italiane non è più tale grazie soprattutto al ruolo svolto dalle Fondazioni. Sono questi enti, soggetti giuridicamente privati, ma perennemente sospettati di essere governati dagli enti pubblici, attraverso meccanismi di autoreferenzialità, a rappresentare il nucleo fondante del capitale dei grandi gruppi bancari nazionali. Ormai divenuti europei e mondiali.
Un numero su tutti: 45 miliardi di euro. A tanto ammonta la quota di capitale delle Fondazioni nei primi 4 gruppi bancari nazionali, pari a poco meno di un quarto del totale. Unicredit (con Capitalia), Intesa Sanpaolo (con Carifirenze), il Banco Popolare (unico a non avere Fondazioni tra soci) e il Monte dei Paschi di Siena sommano insieme 198 miliardi di valore in Borsa.
Nel nuovo Unicredit gli enti Cariverona, Crt, Carimonte, CrRoma, Manodori e Banco Sicilia arrivano al 13,6%, per un valore di 13,5 miliardi.
In Intesa Sanpaolo, Cariplo, Compagnia Sanpaolo, Carisbo, Cariparo e Cariparma, con Carifirenze, raggiungono il 27%, pari a 22,5 miliardi. Completa il quadro Mps, la cui Fondazione detiene il 59% della banca, per oltre 9 miliardi.
La più ricca, con una partecipazione del 7,7% in Intesa, che vale da sola 6 miliardi, è la Compagnia di Sanpaolo. Segue Cariverona, primo socio di Unicredit con il 3,9%, che corrisponde a poco meno di 4 miliardi.
Nessun altro soggetto economico di carattere privato può contare su una forza maggiore di quella delle Fondazioni. Né, a ben guardare, su un potere finanziario così robusto.
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