da Caltanissetta
Calcestruzzo «depotenziato», di qualità inferiore agli standard di legge, utilizzato per la realizzazione di grandi opere infrastrutturali, con grave pericolo per la pubblica incolumità. Fatture gonfiate, per creare fondi neri destinati, in Sicilia, al pagamento del pizzo alla mafia. Intestazione fittizia di beni, per sfuggire a provvedimenti di sequestro.
È un terremoto quello che si è abbattuto, da Caltanissetta, sulla Calcestruzzi spa, l'azienda di Bergamo leader nella fornitura del calcestruzzo controllata del gruppo Italcementi. Su richiesta dei magistrati della Dda nissena sono scattate le manette per l'amministratore delegato della società, Mario Colombini, 62 anni, arrestato nella sua casa di Camparada, nel Milanese; provvedimenti di custodia cautelare anche per Fausto Volante, direttore di zona per la Sicilia e la Campania attualmente sospeso; Francesco Librizzi, ex capo area per la Sicilia e Giovanni Laurino, pure lui ex capo area per la Sicilia già arrestato nei mesi scorsi, quando c'erano state le prime avvisaglie del «caso». Le accuse, a vario titolo, sono di truffa, inadempimento di contratti di pubbliche forniture, intestazione fittizia di beni con l'aggravante di aver agevolato Cosa nostra. Perquisizioni sono state inoltre effettuate nella sede legale di Calcestruzzi Spa a Bergamo e in mezza Italia.
Sotto sequestro è finito l'intero patrimonio dell'azienda pari ad oltre 600 milioni di euro. I beni sono stati affidati agli amministratori giudiziari.
L'indagine partì nel 2006 e si avvale anche delle dichiarazioni di alcuni pentiti. Nei mesi scorsi un'accelerazione, tanto che poco prima di Natale la Calcestruzzi aveva disposto la chiusura di tutti i cantieri in Sicilia. Adesso la svolta, con l'arresto dell'amministratore delegato che, secondo i magistrati, avrebbe fornito il suo avallo, consapevole della destinazione del denaro. L'indagine prosegue e si allarga, perché il sospetto è che il fondo cassa in nero venisse creato per fini diversi anche nel resto d'Italia. Il sistema, hanno spiegato ieri il procuratore capo facente funzioni di Caltanissetta, Renato Di Natale, e il Pm Nicolò Marino, era relativamente semplice. «In Sicilia veniva applicata una doppia tabella con le indicazioni per la produzione del calcestruzzo, da impiegare nelle opere pubbliche. La prima era quella ufficiale e quindi perfettamente a norma di legge, la seconda invece contemplava minori quantità di calcestruzzo per gli affari pubblici. Questo consentiva la creazione di fondi neri», pari a circa il 30% del fatturato. Cifre enormi, come enormi erano le opere. Tra queste lo svincolo autostradale di Castelbuono della Palermo-Messina, che per i magistrati nisseni era a rischio, così come la scorrimento veloce Riesi Licata. Tra le opere nel mirino il porto e il nuovo palazzo di giustizia di Gela. Controlli sulle opere saranno comunque effettuati in tutta Italia.
Un terremoto. Italcementi, cui Calcestruzzi spa è collegata, ha diramato una nota: «Italcementi conferma la piena collaborazione alla magistratura e riafferma la volontà di continuare con determinazione nell'iniziativa avviata dai tre saggi». Il riferimento è allo stop dei cantieri siciliani e alla creazione di un pool composto dall'ex procuratore antimafia Pierluigi Vigna, dal professor Giovanni Fiandaca, ordinario di Diritto penale all'università di Palermo, e dal professor Donato Masciandaro, ordinario di Economia della regolamentazione finanziaria della Bocconi di Milano.
Italcementi ricorda la sospensione dell'attività in Sicilia dopo la scoperta di alcune «irregolarità operative» denunciate ai magistrati e ribadisce «una linea di rifiuto di qualsivoglia contiguità con fenomeni di criminalità».
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