Fondi pubblici, la Digos non molla il sindaco: requisito il bancomat che aveva dato alla ex

Guai giudiziari in casa Pd. Si complica la situazione del sindaco di Bologna Flavio Delbono, prodiano «doc», eletto nel giugno scorso e subito finito nel tritacarne della giustizia con l’accusa di abuso d’ufficio e peculato per il presunto uso privato di risorse pubbliche della Regione Emilia Romagna - l’indagine risale al periodo in cui era vicepresidente - per viaggi e favori alla sua ex segretaria e compagna di vita, Cinzia Cracchi. Proprio ieri la Digos ha sequestrato una tessera bancomat che Delbono, tra il 2004 e il 2008, aveva dato alla sua ex compagna, e che permetteva prelievi mensili sino a mille euro. Gli inquirenti vogliono capire da quali fondi fosse foraggiata quella tessera, e come mai fosse in uso alla Cracchi - che l’ha conservata, anche se ormai bloccata dopo la fine della relazione sentimentale -, anche se in effetti è intestata ad una persona riferibile al Cup, il Centro unificato di prenotazioni sanitarie.
Chi di giustizia ferisce di giustizia perisce, verrebbe da dire visto il «colore» di Delbono, che è stato sostenuto nella corsa alla poltrona che fu di Cofferati anche dalla sinistra radicale. E anzi, è ben strano che proprio i «compagni» di schieramento del sindaco - che nei confronti del presidente del Consiglio e del Pdl in generale sono ben poco garantisti - tacciano, rispettosi, di fronte alla bufera che sta soffiando su Bologna. Ma tant’è, così va il mondo. E Delbono continua la sua battaglia cominciata sei giorni prima del ballottaggio che lo ha portato ad essere il successore del Cinese. Proprio alla vigilia del ballottaggio esplodeva infatti il caso che in queste ultime settimane sta avendo una rapidissima evoluzione. A tirare in ballo i presunti viaggi privato-pubblici dell’allora candidato piddino il suo rivale, Alfredo Cazzola, aspirante sindaco del Pdl. Putiferio, denunce, regolare querela. Ma la bagarre non incide sulle urne: Delbono viene eletto al secondo turno, diventa sindaco.
Passata la campagna elettorale, anche le acque si calmano. Tanto che dopo l’estate, a settembre, Delbono ritira la querela presentata contro il suo ex avversario. Il volemose bene sembra avere buoni effetti. Il 29 settembre i pm chiedono l’archiviazione del fascicolo aperto sul caso contro ignoti, sostenendo che «tutte – parole loro – le invero pesanti prospettazioni critiche non hanno trovato il benché minimo riscontro». La doccia fredda arriva al posto di Babbo Natale. Lo scorso 23 dicembre, infatti, il gip rigetta la richiesta di archiviazione, sollecitando approfondimenti. Pochi giorni dopo la notizia: Delbono è ufficialmente indagato, così come la sua ex compagna e collaboratrice. L’inchiesta scotta. Vengono sentiti sia Cazzola che la Cracchi, ed entrambi gli interrogatori vengono secretati. Il sindaco invece non è ancora stato convocato. Gli inquirenti infatti aspettano, prima di sentirlo, l’acquisizione di alcuni documenti.

Si stanno inoltre allargando a tutto campo gli accertamenti dei giudici sulle carte di credito in uso, nell’epoca presa in esame, alla Regione Emilia-Romagna, e in particolare sull’uso di un bancomat - quello adesso sequestrato - e di una carta di credito, che per l’accusa sarebbe stata utilizzata per pagare viaggi all’estero facendo figurare spese private come spese di rappresentanza. Delbono giura e spergiura: «Mai usato denaro pubblico a fini personali». Ma la morsa si stringe. E lui, suo malgrado, è ancora braccato.

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