Fondiaria-Sai, le sfide di Erbetta per il rilancio

Terminata la gestione Marchionni, la famiglia Ligresti ha affidato le leve di comando di FonSai all’ex direttore generale Emanuele Erbetta. Dal nuovo capo azienda il mercato si attende, oltre al buon esito dell’aumento di capitale, maggiore efficienza nel business assicurativo e una ristrutturazione del perimetro del gruppo, così da eliminare alcune attività considerate alle stregua di «rami secchi». La grande pulizia, secondo gli analisti, dovrebbe partire da realtà come Banca Sai. L’alternativa sarebbe un deciso piano di rilancio della controllata ma a sconsigliare una tale mossa sono gli scarsi risultati ottenuti dai concorrenti con iniziative simili, a partire da Unipol Banca. Secondo gli esperti Erbetta dovrebbe poi rivedere il ruolo della controllata serba Ddor e sfoltire una serie di attività che, seppur di modeste dimensioni, rischiano di tradursi in un peso in termini di bilancio. Si tratta della compagnia diretta «Dialogo» (16,5 milioni il rosso 2009), della società di gestione alberghiera AtaHotels (-27,2 milioni), cui si somma il fronte «finanziario» (Sai asset management e Sai mercati mobiliari). AtaHotels era stata trasferita a FonSai per sgravare Sinergia, la cassaforte di Salvatore Ligresti, ma gli analisti chiedono una svolta nella logica delle operazioni infragruppo. Molto contestata è stata anche il riassetto di Immobiliare Lombarda. Malgrado Erbetta abbia detto che le cessioni pianificate da Marchionni per fare cassa sono al momento congelate, resta poi la partita immobiliare. Alcuni analisti si interrogano in particolare sulla forte esposizione del gruppo FonSai-Milano Assicurazioni verso il cosiddetto real estate «di sviluppo», come il maxi-cantiere City Life di Milano o Garibaldi-Isola.
Il destino di casa Ligresti resta comunque subordinato al verdetto della Consob sul riassetto della catena di controllo che collega Premafin a Milano Assicurazioni. Nel caso l’Authority ravvisasse un’azione di concerto dietro all’asse con Groupama e imponesse l’Opa obbligatoria, Parigi infatti si ritirerebbe.
Ma anche se non ci saranno intoppi e i Ligresti potranno utilizzare il denaro dei francesi per rafforzare Premafin e FonSai, quest’ultima porterà il coefficiente di solvibilità al 122%, un livello di tutta sicurezza rispetto ai minimi di legge, ma distante da quello di concorrenti come Unipol e Generali. Molti in Piazza Affari sono poi rimasti sorpresi dalle previsioni della compagnia (50 milioni circa i profitti attesi nel 2011), in pratica un «allarme utili» rispetto ai 150 milioni preventivati dal mercato.

Nelle sale operative, tuttavia, si tende a considerare il budget di FonSai come «eccessivamente prudente», vista anche la difficoltà a fare combaciare la stima dei profitti con quella relativa al combined ratio (101%), uno dei parametro cardine per valutare la solidità del business assicurativo nel ramo Danni. In pratica il consiglio di amministrazione potrebbe aver scelto, con un pizzico di pre-tattica, una linea conservativa così da essere certo di battere gli obiettivi.

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