Fonsai, Ligresti rinvia al 21 la terapia d’urto

Fonsai, Ligresti rinvia al 21 la terapia d’urto

La famiglia Ligresti prende dieci giorni di tempo nella speranza di trascinare Fonsai fuori dalle secche, evitando un aumento di capitale che avrebbe l’effetto di una «tagliola» sull’attuale potere esercitato dalla holding Premafin. Dopo due ore di confronto molto vibrato, il board di Fonsai ha conferito mandato all’amministratore delegato Emanuele Erbetta e al direttore generale Pier Giorgio Peluso di approfondire «nel breve periodo» le misure anche «strutturali» per ripatrimonializzare la compagnia. Il board ha quindi ufficializzato l’incarico a Goldman Sachs che con la squadra guidata da Massimo della Ragione dovrà individuare una via alternativa per riportare i margini di solvency di Fonsai verso il 120% promesso rispetto al 105% calcolato oggi dagli analisti. Il primo sondaggio tra i consiglieri lascia comunque sul tavolo l’intero ventaglio di possibilità, a partire dalla newco prosta dal Credit Suisse e dal prestito convertibile (o forse convertendo) sulle azioni della controllata Milano Assicurazioni. La via maestra resta tuttavia varare l’aumento di capitale, più volte caldeggiato da Peluso e chiesto a gran voce da Mediobanca in una dura lettera al presidente Jonella Ligresti per tutelare il residio valore industriale del gruppo e i propri assicurati. La missiva di Piazzetta Cuccia, che stimava in 600 milioni la fame di capitale del gruppo, sarebbe stata letta ieri in cda che ha poi incaricato lo studio legale Carbonetti di stendere la replica.
Gli esperti di Goldman Sachs saranno affiancati da un comitato consultivo di cinque amministratori non esecutivi (Enzo Mei, Valentina Marocco, Salvatore Militello, Roberto Cappelli, Maurizio Comoli) sostanzialmente chiamati a controllate le conclusioni dell’advisor. L’aumento di capitale rimane tuttavia la via maestra. Il presidente dell’Isvap, Giancarlo Giannini, ha infatti già espresso i severi dubbi dell’Authority sull’efficacia della newco in cui Fonsai vorrebbe scorporare le quote che la legano alla grande finanza italiana. Il progetto va quindi rivisto e lo stesso problema riguarda il convertendo per essere accettato da subito come equity.


Intanto, in Borsa, Fonsai ha fatto un altro tonfo, stavolta del 8,96% a 0,85 euro, ai minimi da 23 anni, per la prospettiva di una nuova ricapitalizzazione. Giù la Milano (-9,24%) e termina in calo anche Premafin (-3,74%).

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