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Fonsai, Mediobanca studia l’ipotesi Unipol

Fonsai, Mediobanca studia l’ipotesi Unipol

Il fondo Clessidra di Claudio Sposito occuperà il nuovo «baricentro» della holding Premafin, mentre Unipol dovrebbe prendersi cura di Fonsai, con una fusione da cui nascerebbe il secondo peso massimo delle polizze italiano alle spalle di Generali. A meno di rotture, sarà questo il nuovo aspetto di «casa Ligresti», dopo il radicale lavoro di ristrutturazione congegnato da Mediobanca (creditore della famiglia siciliana per 1,1 miliardi) e da Unicredit, che è il secondo socio di Fonsai. In definitiva il mondo delle cooperative e dei Ds, che qualche anno fa aveva scommesso tutto su Bnl, avrebbe ora mano libera nel business delle polizze. Anche se per ora è solo un’ipotesi, è evidente che si tratterebbe di una soluzione clamorosa, soprattutto per i risvolti politici. Interessata alla partita resta però anche Cattolica, unica altra compagnia che non darebbe problemi di antitrust.
Davanti all’avvicinarsi della svolta, Premafin ha accelerato in Borsa fino a compiere un salto del 30,7% e Fonsai ha guadagnato il 3,7 per cento. Malgrado il mandato di consulenza a Banca Leonardo rimanga, Salvatore Ligresti ha ormai consegnato l’intero «cantiere» nella mani di Alberto Nagel, che da Piazzetta Cuccia sta serrando i contatti con 3-4 grandi investitori. Per Premafin si profila un aumento di capitale prossimo a 400 milioni, di cui 200 milioni assicurati da Clessidra, con cui Piazzetta Cuccia sarebbe a un passo dalla firma. Il resto potrebbe invece essere versato dal fondo Apax e dalla famiglia Boroli-Drago. A quel punto i Ligresti, che oggi controllano ufficialmente il 50% della holding, sarebbero neutralizzati: manterrebbero una quota oggi stimabile al 6-7%. Il denaro raccolto servirebbe alla nuova Premafin per seguire l’aumento di Fonsai, evidando una pericolosa diluizione, e a non far saltare il castello dei prestiti costruito dai Ligresti; visto che davanti all’avvento di Clessidra & C, le banche creditrici sono disposte a riaprire i rubinetti. Il rilancio di Fonsai, avviato dal direttore generale Piergiorgio Peluso insieme al condirettore Gianandrea Perco, passerebbe invece dall’aumento di capitale e dalla fusione con Unipol. Possibile la dismissione di Unipol Banca. I contatti con le autorità competenti (Consob, Isvap e Antitrust) sono avviati ma esiste un «piano B», inperniato sull’integrazione verticale a tre tra Premafin, Fonsai e Unipol.
Banca Leonardo rimane sul dossier in vista di una riunione dei creditori da tenersi nei primi giorni dell’anno nuovo. L’obiettivo è infatti sbrogliare l’intera matassa entro il 27 gennaio, quando il cda di Fonsai definirà il prezzo dell’aumento di capitale che è stato concepito con una struttura a «fisarmonica» da 600 a 750 milioni. L’ipotesi più probabile per le casseforti a monte di Premafin resta la messa in vedita di tutti gli asset.
Una volta che il disegno del nuovo azionariato sarà completato, si interverrà sulla governance: dopo che l’attuale ad di Fonsai Emanuele Erbetta, espresso dai Ligresti, ha mancato l’obiettivo di chiudere il bilancio in attivo (950 milioni il buco complice la severa pulizia di bilancio) il candidato naturale alla poltrona di capo azienda pare Peluso. A tutto questo si somma la determinazione con cui Consob «tallona» i soci fantasma di Premafin: ieri è emerso che The Heritage ed Ever Green, i due trust regolati dalla legge delle Bahamas, detengono quote Premafin dal 2004.

Non solo le numerose scatole finanziarie, alcune delle quali accomunate dal domicilio a Vaduz, hanno completato un balletto delle quote finito sotto la lente della Commissione anche per verificare possibili «triangolazioni» con il Credit Agricole Suisse, custode di una quota inizialmente pari al 10% che il mercato ha sempre attribuito ai Ligresti.

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