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Fonsai, muro di Unicredit e Mediobanca

Fonsai, muro di Unicredit e Mediobanca

Sator e Palladio contano di fare breccia nel consiglio di amministrazione e tra i sindaci di Premafin (+37% in Borsa), utilizzando come grimaldello il maggiore denaro offerto e gli azionisti di minoranza, ma le banche creditrici dei Ligresti alzano le difese. A partire da Mediobanca e Unicredit, determinate a procedere con il piano predisposto da Unipol (-4% il titolo). A parte l’Opa a cascata, Alberto Nagel e Carlo Cimbri sembrano avere una contromossa a portata di mano: correggere l’offerta Unipol sulla base di quella avversaria (ricapitalizzando Premafin per 450 milioni) e rimandare la fusione con Fonsai (-13% in Borsa) e Milano. L’impianto consentirebbe di evitare lo scontro sui concambi in assemblea straordinaria e di allontanare il pericolo di un’azione di responsabilità da parte dei soci di minoranza, «premiati» da Sator e Palladio con 50 milioni. A quel punto Unicredit, «custode» delle chiavi di Fonsai, potrebbe passare i diritti di voto a Cimbri e chiudere la partita. Un compromesso accettabile per Bologna, che ieri ha riunito il cda e può anche contare sulle sanzioni che deriverebbero da una rescissione unilaterale del contratto.
Il pallino torna nelle mani della famiglia Ligresti, nella veste di venditrice forzata, chiusa in summit con l’advisor Banca Leonardo per avviare l’esame della proposta Sator-Palladio. Se prevarrà quest’ultima, i Ligresti dovranno però rinunciare a una comoda «buonuscita». Le nozze PremafinFonsai, previste da Unipol, fanno infatti scattare il diritto di recesso: per Salvatore Ligresti significa un incasso da 30 milioni (utili a stemperare le tensioni con le banche esposte verso Imco e Sinergia), cui sommare 15 milioni a testa per i figli Jonella, Giulia e Paolo. Ieri il cda di Fonsai ha intanto preso visione del piano presentato dal tandem Arpe-Meneguzzo. Il board tornerà a riunirsi mercoledì, mentre martedì l’operazione arriverà al cda di Unicredit per una informativa: l’amministratore delegato Federico Ghizzoni ha ribadito di credere che il piano Unipol «sia quello giusto», ma trattandosi di un’operazione con le parti correlate sarà necesaria l’unanimità.
L’ultima parola spetta tuttavia a Premafin: la proposta di Sator-Palladio tende la mano agli azionisti di minoranza, mentre quella di Unipol consente alle banche di coprire i prestiti con i flussi di cassa, senza aspettare lo storno dei dividendi vista la scomparsa della holding.
Su tutto c’è poi l’incognita del verdetto delle Authority. Consob e Isvap dovranno valutare la forza finanziaria e la «capienza» delle due offerte rispetto alla priorità di mettere in sicurezza Fonsai. Ma anche il nodo dell’esenzione dell’Opa, richiesto perchè si tratta di un salvataggio, potrebbe essere rimesso in discussione visto il moltiplicarsi dei prentendenti. In caso di offerta a cascata, l’unica soluzione per Mediobanca sarebbe appoggiarsi a un guppo internazionale «amico» come Axa, che mercoledì era in Piazetta Cuccia.


Se si andasse allo scontro finale Arpe e Meneguzzo, che sommando il 60% di Premafin e la quota diretta in Fonsai sono certi del comando, potrebbero invece fare ricorso a un’arma dirompente: coprire l’aumento Fonsai solo per la quota Premafin, con l’intento di forzare la conversione (a prezzi d’affezione) del prestito subordinato concesso da Mediobanca.

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