da Roma
«Durante il rapimento Moro, Romano Prodi ebbe la disinformazione su via Gradoli dall'ufficiale del Kgb Felix Konopikhin, lo stesso che sotto il falso nome del diligente studente Sergej Sokolov seguiva i corsi di Aldo Moro fino alla mattina del rapimento». Così Paolo Guzzanti, senatore azzurro e presidente della commissione Mitrokhin. «Non è mai esistito quindi alcun bravo giovanotto dell'autonomia operaia da proteggere (la legge permette senza sedute spiritiche di non rivelare la fonte), ma invece un ufficiale del Kgb: questo è quanto affermano due ex ufficiali sovietici che vivono rifugiati in Francia e negli Usa i cui nomi mi sono noti e che si sono detti pronti a testimoniare. Intanto - aggiunge Guzzanti- altri due ex ufficiali del Kgb indicano una connessione fra Romano Prodi e il Kgb stesso risalente alla metà degli anni Settanta, cioè qualche anno prima del rapimento Moro».
L'insieme di queste informazioni, secondo il senatore di Forza Italia «spiega la messinscena del piattino e degli spiriti così come apre interrogativi devastanti sul consenso apertamente espresso da Prodi ai golpisti suoi amici contro Gorbaciov, come dichiarato il 21 agosto 1991 al Corriere della Sera, quando Nomisma era in joint venture con l'istituto Plehanov, sezione economica del Kgb». «E infine spiega - aggiunge Guzzanti - l'incredibile comportamento del Sismi sotto la gestione Prodi, quando il dossier Mitrokhin originale fu sbianchettato alla fonte e quello residuo messo sotto chiave in violazione di ogni norma e legge, vedi denuncia al Tribunale dei ministri».
«Dal momento che la questione dei legami fra Romano Prodi e il Kgb è ora all'attenzione e agli atti del Parlamento europeo e che sono sopraggiunti ulteriori testimonianze sulle pericolose relazioni fra Romano Prodi e il Kgb», Guzzanti ritiene suo dovere spiegare che secondo le testimonianze a lui note «il Kgb selezionò un gruppo di intellettuali non comunisti europei, fra cui Prodi, con l'intenzione di svilupparne prestigiose carriere e poterli usare come agenti di influenza. La prima testimonianza in questo senso - osserva - è quella dell'ex colonnello sovietico Alexander Litvinenko, ora cittadino britannico, che ha raccolto notizie nel servizio segreto sovietico e poi russo, prima di rifugiarsi a Londra. La seconda è di Oleg Gordiewski, il più noto transfuga del Kgb, oggi ufficiale in pensione del servizio segreto britannico, il quale, pur non disponendo di informazioni dirette, udì i suoi colleghi del Kgb che operavano con lui in Scandinavia, dire: Prodi è un uomo nostro: del Kgb».
Le altre due testimonianze, aggiunge ancora Paolo Guzzanti, «provengono da ufficiali russi rifugiati in Occidente (uno negli Stati Uniti e uno in Francia) di cui non intendo fare il nome per ovvi motivi di sicurezza, entrambi pronti a ripetere quanto sanno alle autorità italiane».
La maggior parte di queste notizie, conclude il presidente della commissione Mitrokhin, «è contenuta in una relazione a firma del Consigiliere Agostino Cordova e del professor Mario Scaramella, giacente per mia scelta all'ufficio protocollo della commissione Mitrokhin in attesa di riscontri diretti. Tali riscontri ora esistono e sono costituiti dalla disponibilità dei due ufficiali residenti in Usa e Francia a testimoniare».
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