Foppiani il pittore gentile che dipingeva sogni perfetti

Nei suoi disegni e acquerelli regna la metafisica eppure tutto è verissimo. A partire dalle ombre

Foppiani il pittore gentile che dipingeva sogni perfetti

Ripensare, dopo più di trentacinque anni all'emozione della scoperta e della conoscenza di Gustavo Foppiani (1925-86), è molto difficile oggi. Eravamo giovani ed entusiasti, ma anche disillusi su quello che l'arte contemporanea ci poteva dire, che non fosse artificio, finzione, menzogna. Troppi provocatori, troppi mistificatori, troppe fame usurpate. Da quanti anni non vedevamo poesia? Dopo Morandi, dopo Licini, dopo De Pisis, e anche dopo il primo Ontani, cosa potevamo aspettarci dagli artisti di quegli anni di distruzione e di disillusione? Con questo animo mi trovavo a Piacenza sul finire degli anni Settanta nello studio, in una casa incantata, di Gustavo Foppiani, incredulo davanti a dipinti intatti come sogni compiutamente sognati, e non evaporati al risveglio.

Fino a quel momento nessun pittore, se non forse Domenico Gnoli, mi aveva trasmesso segnali di autenticità e originalità come Foppiani in quei dipinti fantastici, con il fondo prevalentemente nero, come pietra di paragone, su cui si ritagliavano storie ironiche e affettuose. Ricordo uno stabilimento di pomodori in conserva su un altopiano irraggiungibile con la imprescindibile ciminiera; torri isolate, aerei, treni su pianure incantate, in un sogno senza fine. Mi accorsi subito di uno stato di grazia, unico, del pittore, in luoghi perduti e incantati; e fui, letteralmente, "preso come per incantamento" da Foppiani, inventando per lui la classificazione fino ad allora inesistente, ma certo pertinente, di "Surrealismo padano". Si salvavano così la favola e la fabbrica di sogni locali, e lo spirito universale di quel mondo di invenzioni così lontane dalle consuetudini dell'arte di quegli anni, e così prossime al mondo surrealista francese e belga: Magritte, Paul Delvaux, Leonor Fini, Stanislao Lepri, Salvador Dalí.

Foppiani aveva perfettamente inteso che l'arte può limitarsi a suggerire e, talvolta, a crescere sul già espresso: per questo, così spesso, i suoi disegni e i suoi acquerelli crescevano su antiche carte già segnate da eleganti scritture settecentesche e ottocentesche, e i suoi quadri su tavole preparate come pietre dure o come pietre di paragone, così da destare il dubbio, del tutto illusorio, su ciò che è dipinto e su ciò che è preesistente.

Il sapore di autentica citazione, il taglio vagamente ottocentesco e come ripetitivo dell'impaginazione, il semplice impianto illustrativo rendono Foppiani il rappresentante di un filone surrealista confinante con la metafisica, una metafisica "affettuosa", che ha perso tutto l'estremismo intellettualistico di De Chirico, di Magritte o di Ernst. Finalmente un surrealismo tenero e non spericolato, del tutto estraneo alle tentazioni letterarie, ai giochi di parole, alla volontà di stupire. Tutto meno che stravagante e tutto meno che sognatore, Foppiani ha vissuto sognando. Era un uomo dolcissimo e un pittore straordinario, pieno di idee, fantasioso e poetico. Con la sua vena affabile e favolosa, ci ha regalato immagini indimenticabili, un mondo parallelo, perfettamente scambiabile con il nostro, e che per essere più credibile è fornito di ombre regolari, che cadono sempre al punto giusto, per non lasciar dubbio sulla consistenza fisica delle cose.

Foppiani era un universo misterioso e inesplorato, una sorpresa travolgente, con una produzione varia, ricca, in una dolcezza di tempi immemorabili, remoti come i sogni che trovavano accoglienza su quei supporti semplici e precari.

Tornai a trovarlo, a risalire le scale del suo rifugio, a sentire le parole misurate della sua umanità sconfinata, con una dolcezza disarmante, condividendola con amici comuni, come Armodio. Poi, più niente. Gustavo se ne andò silenziosamente.

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