Forattini contro la Moratti per il verde in corso Buenos Aires

Dovunque se ne parli, spuntano polemiche. Chiuse, almeno per ora, quelle su piazza Duomo. Renzo Piano vuol partire proprio da lì con il progetto di un filare alberato dal centro alla periferia, e dopo che il sindaco in settimana ha tentato di convincerlo a concentrarsi prima su piazza Cordusio o largo Cairoli, ieri ha assicurato: «Credo sia un’idea giusta perché è un luogo simbolico, poi naturalmente sarà l’architetto insieme ai nostri tecnici a decidere come partire». E fa presente che il traguardo del Piano per il verde, con un sistema alberato dal centro alla periferia, è lungo, «ci porterà all’Expo del 2015». Ieri il sindaco ha partecipato in corso Buenos Aires all’inaugurazione del teatro «Elfo Puccini» restituito alla città dopo 24 anni e un restauro costato 14 milioni di euro. Una via dello shopping così bella «ha bisogno di luoghi che la aiutino a vivere anche di sera», ammette.
Un residente illustre del quartiere, il vignettista Giorgio Forattini, che abita in via Spallanzani con la moglie Ilaria, presidente del comitato «Amici del Puccini», fa presente che la zona ha bisogno anche di alberi. Più di quelli previsti nel progetto di riqualificazione che il Comune ha presentato due giorni fa ai commercianti e che aprirà i cantieri il 15 marzo. Nelle mappe compaiono solo cinque alberi, proprio all’inizio di Buenos Aires, dove finisce piazza Oberdan e comincia via Spallanzani. «Ne volevamo almeno trenta - protesta Forattini -, ne metteranno appena cinque, è uno scandalo. Quando ero ragazzo Milano era piena di alberi, ma su questa battaglia non molleremo mai». Sostiene che la colpa è dei commercianti, che non vogliono piante che nascondano le vetrine.
Carlo Montalbetti, consigliere comunale di Milano Civica ma anche portavoce dei comitati cittadini, apprezza «che il Comune abbia deciso di iniziare a riqualificare il corso, ma visto che il sindaco sta muovendosi del senso giusto di una maggiore sostenibilità ambientale, non perda un’occasione come questa per la forestazione del corso. Ricordo che è un appello che è stato firmato da 15mila persone, se ci sono problemi tecnici per la metropolitana e i sottoservizi, si sfruttino almeno i tratti dove è possibile, anche a costo di rinunciare a posti auto». Ed è proprio sull’impossibilità di scavare a fondo e mettere le radici che l’assessore ai Lavori Bruno Simini ha dovuto tagliare l’ipotesi di più alberi lungo l’arteria: «Le verifiche tecniche dicono che non è possibile, ma questo non esclude comunque il verde in superficie. Alberi in vaso, margini verdi». Uno è stato garantito proprio davanti al teatro Puccini, mentre un boschetto verrà realizzato in piazzale Loreto.
Per difendere la Milano ecologica, sbarca anche in Italia il movimento europeo delle Green City, primo appuntamento mercoledì in Triennale con una giornata di dibattito e il 4 giugno con un confronto con i sindaci di Londra, Parigi, Amsterdam e Berlino. Presidente del comitato scientifico di Green City Italia è l’architetto paesaggista tedesco Andreas Kipar. Che sugli alberi da piazza Duomo al Castello ammette: «Sono felice che Piano e il maestro Claudio Abbado (che aveva chiesto un cachet verde per tornare a dirigere alla Scala, ndr) abbiano fatto il passo in avanti, con il peso culturale che rappresentano sono riusciti a ottenere il via libera». E ammette: «Spesso serve più coraggio. Noi stranieri che viviamo qui sentiamo di più la mancanza degli alberi in centro, per i milanesi invece è una rivoluzione che vedono con sospetto, come un attentato, anche se si sono abituati, per dire allo stop in corso Vittorio Emanuele, mentre quando arrivai la prima volta 25 anni fa era accessibile».

Ma insiste: «La vera gara tra le città deve essere sul verde che abbassa la temperatura e fa bene alla salute, non basta mandare gli anziani d’estate nei centri commerciali, bisogna lavorare sul comfort delle metropoli».

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