La fotografia in controcopertina è in bianco e nero. Malignamente. Il resto è colorato, colorito, anzi Vaffancolor, titolo dellultima opera a matita di Giorgio Forattini. La fotografia appunto lo ritrae con lattrezzo del lavoro tra le dita e una postura furbesca, londame del capello da artista, un po troppo artista o un po troppo ondame, il volto, quello sì, sembra una caricatura, una delle migliori, dello stesso autore ma trattasi delloriginale, nemmeno truccato e corretto.
A unetà non meglio precisata, Giorgio Forattini mette in circuito unaltra raccolta dei suoi disegni. Il titolo, come già detto, si allinea allo slogan pubblicamente lanciato dal cantante Masini, rilanciato dallattorcomicopolitico Grillo e infine confezionato, in pagine trecentonove per i tipi della Mondadori, da Forattini medesimo. Lalbum di figurine, figure e figuracce viene preceduto da una calda memoria per Corso Bovio, amico prima e avvocato, dopo, dellAutore, per mille querele e simili ma suggeritore soprattutto di una filosofia di vita e di lavoro che tratta il logorio della vita moderna attraverso la comicità, la satira, larte del dire e del fare.
Fatta la premessa si va al sodo, alle forattinate che coinvolgono e travolgono personaggi di ogni dove politico, con alcune vendette personali, direi Montezemolo che fugge con il deretano in fiamme o travolge, con la sua canapia aquilina, a bordo di una Ferrari schiacciasassi, Tommaso Padoa soprattutto Schioppa. Il tratto di lapis riservato allAvvocatino ricorda assai lAvvocatone di cui Forattini conserva una nostalgia affettuosa avendogli offerto, Agnelli, un contratto sontuoso agli inizi degli anni Ottanta.
Segnalo un aneddoto dellepisodio. Il presidente della Fiat convocò a villa Frescot Forattini, fresco di assunzione a La Stampa, Giorgio entrò nel salotto e vide lAvvocato accanto a due bicchieri e una bottiglia di champagne, pensò a tanto onore, si gonfiò di orgoglio, Agnelli lo sgonfiò immediatamente: «Venga Forattini, festeggiamo insieme, abbiamo appena preso Michel Platini!». Cin cin, amarissimo.
Montezemolo è roba piccola in confronto allo tsunami Prodi, oltre cento vignette vedono il premier in pose e abiti disparati ma con la croce (al posto del martello) e la falce sempre presente in qualche parte del suo corpicino(!). Prodi tappo stappato in orbita da una bottiglia di champagne fa tornare alla mente unaltra vignetta con Fanfani, molte affinità con il tappo, che sbotta dalla bottiglia dopo aver perso il referendum sul divorzio. Altri tempi, si dirà, stessi temi e diccì, si potrebbe aggiungere.
Non cè moltissimo DAlema, anche se «il caso dello sbianchetto» viene riproposto con laffare Mitrokhin ma senza alcun accenno al ministro degli Esteri che in quellaltra occasione portò in tribunale, editto romanesco non ancora bulgaro, Forattini.
Topolino Amato appare, compare, scompare, cè qualche aggancio vintage con Giulio Andreotti attaccato alla poltrona «comoda», nel senso antico, ci sono anche gli stranieri, la Royal e Sarkò, cè Bush, cè Ahmadinejad, cè un Putin velenosissimo, cè Benedetto XVI e poi si va nel contemporaneo, nel giornaliero, nellattualità minuto per minuto, perché il rosso capello della Brambilla, con la famiglia in vacanza, entra a far parte dellalbum, così come Walter Veltroni lombrico mille piedi, dal corpo arrotabile, dunque del «ma anche» perfetto, eppoi un Beppe Grillo che «colma un vuoto» e secondo Forattini va a riempire la capa di Romano Prodi. Va da sé che Berlusconi ha le sue brave presenze, anche Calderoli come Bertinotti, Visco-Speciale, Bossi, Pannella e la Bindi, il presidente Napolitano, Saddam e Benito, la Moratti e addirittura Caruso, lonorevole non il tenore.
A pagina trecentonove, lultima della collezione, ecco il riassunto dellopera perfida: cè uno chef che toglie il coperchio, la cupola per essere raffinati, dal vassoio di portata sul quale, circondato da patate calde e rotondeggianti, sta appoggiata una mortadella occhialuta e tristanzuola. Ovviamente il cucinato è Romano Prodi, il cuoco, ghignante e capellone, è Giorgio Forattini. Non è previsto il dessert. Finita labbuffata si può concordare con il titolo.
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