Claudia Passa
Meno male che doveva essere una Regione vicina ai più deboli, attenta al sociale, sensibile alle esigenze della ricerca e del rilancio produttivo. Dissipata la cortina fumogena delle dichiarazioni a effetto, le cifre parlano chiaro. E scorrendo la Finanziaria della Giunta Marrazzo si scopre in che modo l’ex anchor-man della terza rete Rai sembra aver intenzione di ripianare la voragine dei conti regionali: decurtando il finanziamento per più di 100 leggi, falcidiando oltre il 14,5 per cento degli stanziamenti della precedente amministrazione di centrodestra in settori vitali che vanno dai servizi sociali alle attività produttive, dalle infrastrutture all’agricoltura, fino agli interventi a favore dei lavoratori socialmente utili e dell’associazionismo. Un «risparmio» a suon di cesoie quantificato da Fabio Desideri, capogruppo della Lista Storace, in oltre 97 milioni di euro.
«Il quadro che emerge - afferma Desideri - è a dir poco sconfortante». Già, perché legge Finanziaria e calcolatrice alla mano il consigliere regionale ha ricostruito, voce per voce, la decurtazione dei fondi. «Sono numeri ufficiali che non possono essere smentiti – spiega – ma che, al contrario, mettono a nudo la coalizione di centrosinistra, svelando una realtà diametralmente opposta a quella propagandata. Spiccano tagli come quelli che colpiscono le risorse per i pensionati sociali, per la terza età in genere e per quelle fasce deboli che la Giunta diceva di voler tutelare. Sono stati tagliati i contributi alle università, compresa quelle della terza età, alla formazione professionale, ai centri antiviolenza, alle attività trasfusionali, all’edilizia sanitaria».
I numeri, dunque. Prima e dopo. Ovvero sotto il governo di Francesco Storace, quando per gli interventi previsti dalle 105 leggi regionali prese in esame erano stati stanziati 666 milioni e 841mila euro. E ai nostri giorni, con la bandiera ulivista che sventola sulla Pisana e – per le stesse leggi - soli 569 milioni e 677mila euro iscritti in bilancio. Con una differenza di 97 milioni e 164mila euro, «spalmati» su diversi settori strategici.
Nei prossimi giorni analizzeremo il «lavoro di cesoia» della Regione Lazio. Intanto, per farsi un’idea, basti pensare al milione e mezzo di euro tagliato al fondo di solidarietà contro le calamità naturali che va ad aggiungersi ad un ulteriore milione e mezzo «stornato» dai contributi per le opere pubbliche eseguite dalla Regione in conseguenza di eventi calamitosi; oppure, in tema di servizi sociali, ai 650mila euro decurtati dai fondi a disposizione per le iniziative di prevenzione degli abusi e del disagio dei minori e delle fasce deboli; ai quasi 150 milioni di lire «sottratti» al fondo per i non autosufficienti e per i pazienti post-comatosi; ai tagli sugli interventi a favore delle cooperative che tra le loro finalità hanno l’inserimento dei disabili.
Un autentico stillicidio, fatto di cifre grandi e piccole, tutte accomunate dalla medesima caratteristica: il segno meno davanti. Penalizzate le università, «falcidiati» i fondi per la formazione professionale, pesantemente ridotti anche gli stanziamenti per le opere idrauliche, i porti, lo smaltimento delle acque reflue, il trasporto pubblico locale. Per non parlare dell’agricoltura, anch’essa «colpita a morte» a suon di cesoie. E ai comuni che negli anni del governo Berlusconi hanno propinato lamentele a corrente continua ad ogni Finanziaria nazionale, la Giunta Marrazzo ha risposto riducendo il gettito destinato allo sportello unico per le imprese.
Oltre al bisogno di «fare cassa» si tratta forse di un intenzionale depotenziamento delle leggi varate dalla Giunta Storace? Niente affatto.
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