(...) Il super panfilo resta perciò allAgenzia delle Dogane, sempre che la società non faccia unofferta superiore, pari a circa 20 milioni, quello che ciò secondo i giudici è il valore della nave. Di fatto la decisione del gip sta a significare che lo Stato non vuole rientrare dei soldi evasi, ma punta al sequestro dello yacht. Che, restando affidato allAgenzia delle Dogane, verrà inserito sul sito del ministero degli Interni ed entro 40 giorni un ente statale potrà chiederne laffidamento. Ovviamente per scopi di servizio, non per certo per far fare le ferie a cinque stelle a qualche super funzionario pubblico.
Qui però iniziano i rischi collegati alla prova di forza dello Stato che ieri ha deciso di rifiutare due milioni di euro. Perché quale ente pubblico può essere interessato a un panfilo del genere? E a che scopo? Come motovedetta non è granché maneggevole, potrebbe forse diventare una nave oceanografica, ma prima avrebbe bisogno di un bel restyling, ed è difficile immaginarne i costi. Soprattutto, in caso di vittoria alla fine del processo di Briatore, o meglio della società proprietaria dello yacht, chi ripagherebbe la nuova trasformazione? Tutti i danni arrecati? Lo Stato, ovviamente. Che anziché i due milioni che potrebbe intascare oggi, si troverebbe a pagare tanti milioni in più.
Ma senza arrivare a scenari apocalittici. Dando anche per certa la conferma in tribunale delle ipotesi del pubblico ministero, il rischio di una forte rimessa per le casse pubbliche ci sarebbe ugualmente. E a testimoniarlo cè lì, ancora fermo in banchina, il «My Limoncello», lo yacht sequestrato che la Regione Liguria si era fatta assegnare per scopi di servizio e rappresentanza. Una «barchetta» rispetto al «Force Blue», che pure è ancora ormeggiata, e nessuno da anni è stato in grado di farle prendere il mare. Una cosa del genere, con il mega yacht sequestrato a Briatore, significherebbe una spesa spaventosa, dal punto di vista della manutenzione.
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