A furia di sentir parlare di Torino e Fiat, di Marchionne, Detroit, Chrysler e invasioni dal vago accento piemunteis, l’altra Detroit griffata Ford forse si è impaurita, forse si è scocciata, forse voleva solo farsi un mega spot, fatto sta per mollare uno schiaffo alla Fiat ha pensato bene di sgambettare la Ferrari. Ovvero: ha presentato una denuncia per violazione di marchi depositati, falsa denominazione e pirateria via internet, accusando il Cavallino di aver usato per l’ultima monoposto una sigla, F150, uguale a quella del suo celebre pick up. Per dirla all’italiana: un furgone cassonato.
Effecentocinquanta è infatti il nome scelto dalla Rossa per il bolide di F1 affidato ad Alonso e Massa, un nome frutto dell’unione della effe di Ferrari e dei 150 anni dell’Unità d’Italia che si celebrano quest’anno. Problema. Negli States la Ferrari stradale è uno status symbol, ma le corse di F1 stanno alla Nascar e a Indy (le loro competizioni più celebri) come il nostro calcio al loro football americano. Come dire: non le fila nessuno. Per cui, intentare causa alla Ferrari per il nome di una F1 può anche, sul primo momento, aver tratto in inganno e incuriosito qualcuno, ma poi anche l’americano meno avvezzo al Circus è certamente scoppiato a ridere. Discorso diverso in tutto il resto del mondo, dove l’appassionato è scoppiato subito a ridere visto che la F1 è lo sport motoristico più conosciuto e visto che un furgone non può essere confuso con una monoposto. Eppure «F-150 è un importante e popolare marchio registrato di proprietà Ford» scrivono da Detroit «che identifica la F-Series, una gamma leader».
Ammettiamolo: a leggere il comunicato traspare veramente la sentita preoccupazione dei manager di Detroit per l’eventualità che la potenziale clientela Ford possa confondere il furgone cassonato con la F1 di Alonso. Il che è stravagante. Anche perché a voler essere possibilisti, anche a giurare che, ebbene sì, la Ferrari di F1 e il furgone si assomigliano tantissimo, poi, sulla Rossa, dove diavolo carichiamo la spesa? Ci sarà una differenza di spazio disponibile fra i due veicoli, l’avranno notata i manager di Detroit, oppure in Galleria del vento a Maranello i tecnici hanno lavorato così bene da scoprire il segreto di Eta Beta? Che, a scanso di equivoci e altre cause, non è la sigla di una vettura ma il marziano della Disney che riponeva tonnellate di oggetti dentro il gonnellino.
Però da Detroit non ci sentono. «Ford ha tratto inestimabili vantaggi dal suo marchio F-150. Il grande valore acquisito... è seriamente minacciato dall’adozione del nome da parte di Ferrari». Infatti surfisti della West Coast, cowboy di Flagstaff e manager della Grande Mela sono già tutti in fila davanti ai concessionari per comprare la Ferrari F150 da F1. Il tutto alla faccia del povero Alonso costretto a dividersela con Massa. Ma tant’è, il colosso Usa conclude: da Maranello «non sono pervenute risposte tempestive al riguardo».
Serviva il tempo per sgranare gli occhi e trovare una soluzione molto made in Italy. «La sigla F150 - scrive la Ferrari - (utilizzata come abbreviazione di “Ferrari F150th Italia”) non è né mai sarà il nome di un prodotto commerciale – non ci sarà certo una produzione di serie della monoposto - ma, come sempre nella storia della Scuderia, rappresenta la nomenclatura di un progetto... Quest’anno si è deciso di dedicarla a un anniversario significativo come il 150esimo dell’Unità di Italia...». Per tutta questa serie di motivi, conclude la Ferrari, riteniamo che «non si possa confondere la monoposto... con un qualsiasi veicolo di tipo commerciale» né pensare che vi sia «un legame ad altro marchio di veicolo stradale e risulta pertanto davvero difficile comprendere quanto espresso dalla Ford.
Finita qui? Si spera. A meno che qualche piemunteis, ora, non voglia far causa alla Ford per via di quel modello... come si chiamava... sì, la Gran Torino.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.