Formigoni: "Ecco come sarà la mia sanità"

Intervista al presidente della Lombardia. "Rimborsi, remunerazioni in base alle cure e non più alle prestazioni. Meno ricoveri, più assistenza ai malati fuori dall'ospedale"

Va bene il risparmio, va be­ne razionalizzare le spese. Ma guai a parlare di tagli alla sani­tà. Un capitolo intoccabile, su cui il presidente lombardo Ro­berto Formigoni non ammette ma.
Presidente Formigoni, ep­pure la manovra Tremonti non risparmia la voce sani­tà nel piano dei tagli.
«I tagli in sanità sarebbero inaccettabili. Siamo gli unici in Italia ad essere in pareggio di bilancio. È paradossale solo p gg pensare che ci possano esse­re».
Come reperire risorse per migliorare il sistema sanita­rio?
«Premesso che sappiamo di avere il miglior sistema sanita­rio d’Italia, non ci vogliamo ac­contentare. Siamo a inizio del­la legislatura e vogliamo mi­gliorare ulteriormente. Razio­nalizzando la spesa e rispar­miando».
Come?
«Ad esempio evitando i dop­pioni dei servizi sul territorio e riorganizzando le aziende pub­bliche, con coraggio, superan­do le difese campanilistiche. Le risorse che risparmiamo su una voce, le investiamo in un’altra voce. Come abbiamo sempre fatto».
Semplificare e accorpare è il modo per liberare più ri­sorse?
«E per fare ciò che altre regio­ni non fanno. Con questo meto­do abbiamo trovato i fondi per i contributi da 500 euro al mese ai malati di Sla. Vogliamo esse­re sempre più vicini ai disabili e a chi soffre di malattie rare».
Saranno aumentate le pre­stazioni Lea, i livelli essen­ziali di assistenza sanita­ria?
«È uno degli obbiettivi che ci siamo prefissati. È un obbietti­g vo forte. Mi rendo conto che stiamo dando un colpo di gong notevole».
Troverete le risorse anche per potenziare la dote sani­taria?
«Sì, andremo sempre più ver­so una personalizzazione del servizio. Prevediamo modalità alternative di remunerazione dei servizi, drg territoriali che saranno finalizzati a remunera­re le presa in carico del pazien­te e non la somma delle singole prestazioni erogate».
Sta dicendo che cambiano le regole per i finanziamen­ti alle aziende ospedaliere?
«Ci saranno una remunera­zione e un controllo per la cura e non più per la sola prestazio­ne, in modo da rispettare l’im­pegno politico di ritardare il più possibile la fase di non auto­sufficienza».
Il nuovo piano socio sanita­rio punta a potenziare le cu­re al di fuori dell’ospedale.
«Con l’obbiettivo di fare la co­sa giusta, nel posto giusto e con gli operatori giusti, verranno sviluppate, senza incrementa­re l’attuale offerta dei posti let­to, delle strutture intermedie, destinate a pazienti non gesti­bili adomicilio ma neppure bi­sognosi delle cure di una strut­tura ospedaliera complessa e costosa».
In che modo intende riorga­nizzare la rete ospedaliera?
«Ridisegnendo dal basso la rete di offerta,tenendo presen­t­e che l’ospedale curerà patolo­gie complesse e in centri che rappresentano nodi di rete. Perchè non è più possibile cu­rare al meglio tutto in tutti i pre­sidi».


Dobbiamo dimenticare la vecchia idea di ospedale?
«Le strutture ospedaliere po­tranno essere riclassificate non tanto sulla base del nume­ro dei posti letto e del numero delle unità operative quanto piuttosto sulla base di oggetti­ve caratteristiche dei servizi erogate».
In base a che parametri?
«Ad esempio, accessibilità e soddisfazione degli utenti, cu­re, assistenza territoriale, me­no ricoveri».

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