Formigoni fa asse con la Lega: "Giusto che abbia il vicesindaco"

Il governatore firma lo sfratto a De Corato, La Russa corre in sua difesa. E Iezzi avverte: "Il Pdl si rassegni e pensi a scegliere dei buoni assessori". Corsaro: "De Corato come Ibra"

Formigoni fa asse con la Lega: 
"Giusto che abbia il vicesindaco"

Formigoni sottoscrive l’avviso di sfratto a De Corato. La Lega due giorni fa ha promosso il Moratti bis a Palazzo Marino ma ha prenotato la poltrona del vicesindaco. E il governatore ieri ha dato per scontata la richiesta, spiazzando l’anima larussiana del Pdl. Ha definito non solo «giusto» ma «naturale» che «con una maggioranza fatta al momento di due partiti, uno esprime il numero uno, il candidato sindaco, l’altro il numero due». Poi «mi auguro che la coalizione possa allargarsi ulteriormente, ma le forze fondamentali saranno comunque Lega e Pdl». Il ministro Ignazio La Russa frena («certo, tanto Formigoni non è in Comune» ribatte) e corre in difesa di Riccardo De Corato, da 15 anni sulla poltrone di vice: «Non è ora di aprire questo fronte, ma la Lega sa che i ruoli non si assegnano ai partiti ma alle persone, e quando sarà il momento ne discuteremo». Sottinteso che il caso di De Corato prescinde dall’appartenenza al Pdl, ma anche sul nome di un eventuale lumbard andrà trovato l’accordo.
Due dichiarazioni che il segretario provinciale del Carroccio, Igor Iezzi, bolla come «banalità, in senso positivo». Perché «Formigoni dice una cosa ovvia, il numero due sarà della Lega» e «La Russa può stare tranquillo, abbiamo tante persone in grado di ricoprire bene quel ruolo. Anzi, raccomandiamo al Pdl di candidare dei validi assessori visto che non è sempre stato così». Iezzi non fa nomi, ma promuove quello del capogruppo Matteo Salvini dato in pole position («è giovane, capace e in questi anni ha dimostrato di saper amministrare»).
La Moratti non si sbilancia: «Pensiamo a vincere, Milano avrà come sempre un ottimo vice». Ma ieri ha sfoderato una verve leghista in mezzo al popolo padano radunato al Castello per la presentazione di un libro sulle donne del partito («Leghiste», di Cristina Giudici). Al suo fianco, l’aspirante numero due, un Salvini che veste già panni più istituzionali, ha lasciato la felpa con la scritta «Lombardia» nell’armadio per indossare accanto alla Moratti il gessato blu. L’orecchino, «non lo tolgo neanche se divento vice» scherza (ma non troppo). «Matteo è il nostro battagliero consigliere comunale - esordisce il sindaco - ci sprona ad essere attenti a ciò che succede in città, è un aiuto prezioso per chi amministra e vuole il bene di Milano». Aprirebbe le porte della giunta a una leghista («le donne del Carroccio sono legate alla tradizione, alle piccole cose ma capaci anche di innovare») e ne porta ad esempio una su tutte, la «moglie del Capo», lady Bossi «una grande donna impegnata per la scuole e la famiglia».

Anche Salvini «flirta» con il sindaco, «non è ancora della Lega, ma del domani non c’è certezza» e torna a bomba sul caso De Corato: «Sta facendo molto bene il suo lavoro, non è una questione personale o di partito, ma probabilmente c’è qualcuno che può farlo altrettanto bene se non meglio». E «non è una cosa da chiedere,

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