Fra lo schiaffo e la carezza: è «uno scappellotto», per giunta «simpatico», quello che il presidente della Regione Roberto Formigoni riserva agli amici scomodi, agli alleati competitivi e «preziosi», alla Lega Nord insomma. Una linea di rimprovero benevolo con cui governatore lombardo chiude una settimana nervosa sul fronte dei rapporti col Carroccio. «Non può continuare ad essere di lotta e di governo - aveva ammonito Formigoni al congresso del Pdl - È troppo facile andare in giro a prendersi i meriti e vantarsi delle cose fatte e scaricare sul governo i ritardi». Un rimbrotto che aveva suscitato le risposte irritate di Bossi e Maroni.
Ora Formigoni torna sulla questione, smussando la polemica ma senza arretrare: i «leghisti sono gli alleati più preziosi» - ha detto al settimanale lEspresso - sono «buoni e cari, ma ogni tanto si meritano un simpatico scappellotto». «In Lombardia lavoriamo molto bene da tempo - ha aggiunto - ma a livello nazionale, come ha detto anche Berlusconi, ci vogliono imporre le ronde, le quote latte, i medici che non possono soccorrere i clandestini». E ancora: «La gente da noi vuole più collaborazione, va bene la competizione, ma nella lealtà. Lo ripeto anche ai miei: schiena dritta, ragazzi. Troppe volte la Lega alza la voce e noi sopportiamo per amore di coalizione». Formigoni ha anche elogiato la Lega Nord. Lo ha fatto parlando del suo movimento, il Pdl, e del radicamento territoriale del Carroccio: «Io ragiono sul passo avanti che il Pdl deve fare. Abbiamo un grande leader, il migliore che ci sia. Abbiamo il radicamento elettorale e la collocazione internazionale nel Ppe. Cosa ci manca? La militanza. Dobbiamo metterci tutti in gioco. Un partito non è una società per azioni in cui si comprano le quote, in un partito si conta se hai una base che ti vota. Prendiamo i leghisti: per loro i weekend non esistono, stanno in giro per paesini, banchetti, gazebo. Io dico: chapeau. Tra i nostri solo alcuni fanno così. E invece va bene la tv, ma poi la gente vuole guardarti in faccia», ha detto.
Né schiaffo né carezza, dunque.
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