«Qualcuno doveva aver calunniato Josef K, perché una mattina, senza che avesse fatto nulla di male, vennero ad arrestarlo». Inizia così Il Processo, il libro di Franz Kafka dedicato alle vicissitudini di un uomo che alla fine viene giustiziato con una coltellata senza essere riuscito a scoprire il capo d’imputazione. Forse non pensa a questo scenario estremo Roberto Formigoni, dicendo «abbiamo ufficialmente appurato che Kafka è un dilettante, l’Italia del 2009 è molto più avanti». Ma anche senza arrivare a tanto, hanno del paradossale le vicende giudiziarie che coinvolgono il presidente della Regione, finito sotto inchiesta come “inquinatore” quindici giorni fa e adesso accusato della colpa opposta, ovvero di aver vietato le emissioni di nafta nell’aria.
Lunedì scorso il Tar della Lombardia ha annullato la delibera dell’ottobre 2004 con cui la Regione aveva limitato l’utilizzo dell’olio combustile nel riscaldamento, con la motivazione che la Regione non aveva dato comunicazione del provvedimento all’Unione europea. «Un cavillo, che è anche falso» attacca il presidente della Regione, tra l’amareggiato e lo sconsolato. «Ma in che Paese ci troviamo? Siamo in presenza di magistrature che si contraddicono tra di loro e contraddicono se stesse!».
A presentare il ricorso al Tar la Iplom, società che produce gasolio e bitumi. «Ma i petrolieri si erano opposti alla delibera già nel 2004 e sono andati avanti con diversi tentativi di fermarla» ricorda Formigoni. In passato, il Tar aveva respinto ricorsi analoghi e «nella sentenza il collegio afferma in modo esplicito di aver cambiato il proprio orientamento in materia rispetto ai pronunciamenti del 2004 e del 2006» aggiunge il governatore.
La sentenza “inquinante” appena emessa dal Tar ha appunto l’aggravante che Formigoni aveva ricevuto il primo dicembre scorso un avviso di garanzia dai Pm milanesi per inquinamento dell’aria, a causa dello sforamento dei limiti del Pm10. Tecnicamente, per getto pericoloso di cose in luogo pubblico». Nel giro di due settimane, il presidente della Regione è stato accusato dalla Procura di non frenare le emissioni di Pm10 e poi accusato dal Tar per aver cercato di limitarle.
Formigoni annuncia un ricorso al Consiglio di Stato con procedura d’urgenza, anche perché «il cavillo a cui si appellano è falso». Spiega il governatore che «la Lombardia aveva regolarmente notificato la decisione, come conferma una lettera del presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, che esprime apprezzamento per gli sforzi per ridurre l’inquinamento atmosferico». In ogni caso, aggiunge Formigoni, «anche se il cavillo fosse vero, il Tar avrebbe potuto semplicemente suggerirci di notificarlo all’Ue».
Una posizione condivisa da Legambiente. «Se la delibera contiene irregolarità, è giusto che il giudice le rilevi e imponga di porvi riparo, ma in questo caso la sanzione è abnorme e ingiusta, perché l’annullamento della delibera colpisce non chi ha omesso un adempimento burocratico, ma tutti i cittadini lombardi, attraverso le conseguenze per la salute causate dalle emissioni di polveri sottili degli impianti alimentati da oli combustibili» argomenta il presidente, Damiano Di Simine.
Uno studio dell’Arpa Lombardia del 2004, reso noto dalla Regione, ha sottolineato tutti i danni causati dall’olio combustibile, tra cui il fatto che venissero emesse ogni anno in Lombardia 250 tonnellate di Pm10, pari al 6 per cento delle emissioni totali di polveri sottili.
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