Formigoni: "Lunga vita a Berlusconi Io al Quirinale? Non sono mica matto"

Il presidente della Regione Lombardia ribatte alle accuse di movimentismo in seno al Pdl: "Il mio ruolo non mi sta stretto, ma sono un uomo di partito. Fare il leader del Popolo della Libertà? Devono avverarsi tre condizioni". Il successore del Cavaliere? Scegliamolo con le primarie, darebbero uno scossone"

Formigoni: "Lunga vita a Berlusconi  
Io al Quirinale? Non sono mica matto"

Governatore Formigoni, come mai questo movimentismo? La Lombardia le va stretta?
«Assolutamente no. Ho sempre detto hic manebimus optime e lo confermo: sono felice di essere presidente della Regione. Ma sono e sono sempre stato un uomo di partito. Mi interessa il destino del partito e dell’Italia».

Avrebbe voluto lei il ruolo di segretario del Pdl?
«No. Ritengo si faccia bene un solo mestiere alla volta. Ma nei momenti di dibattito intervengo e porto il mio contributo».

Un contributo critico?
«Tutti nel Pdl ci stiamo muovendo. I giornali sono pieni di interviste: è doveroso per uomini di partito come noi siamo. Anzi, nelle trasmissioni tv amiche come Porta a Porta, sono il meno invitato di tutti».

Vespa dice che lei ha una conoscenza non approfondita della politica romana.
«Queste sue parole dimostrano perché Porta a Porta è in crollo di autorevolezza. Chi va a vedere le registrazioni vede che ho perfettamente ragione io: sono stato invitato una sola volta in cinque anni, nel 2008. Purtroppo Vespa spaccia notizie false e questo per un giornalista è la peggior cosa. Mi chiedo se qualcuno gli faccia da suggeritore».

Parla a nuora perché suocera intenda?
«Spieghi lui a me e agli abbonati Rai perché questo diverso trattamento».

Dica la verità: qual è il suo obiettivo?
«Andare su una spiaggia dorata circondato da splendide fanciulle! Sto facendo il presidente della Regione, ho 4 anni davanti a me, con l’Expo e tutto il resto».

E le primarie per l’erede di Berlusconi?
«Ho sempre detto: “lunga vita a Berlusconi”. Ma se ritenesse di non essere lui il candidato premier nel 2013, io ribadisco che dovremmo scegliere il suo successore con le primarie, non nel chiuso di una stanza di potere. In quel caso, probabilmente parteciperò».

E la Lombardia?
«Se Berlusconi farà un passo indietro, se sarò candidato, se il popolo del centrodestra sceglierà me... Ci sono tre se. In quel caso, con tre se, troveremo una soluzione, se è in ballo il futuro del centrodestra e del Paese».

Non punterà al Quirinale?
«Le sembro matto?».

Il vertice di Arcore si è chiuso con il progetto che Pdl e Lega arrivino alla fine della legislatura. Condivide?
«Condivido. Questa è l’analisi e questa la prospettiva».

Che ne pensa di Alfano segretario del Pdl?
«Trova il mio pieno assenso. L’ho incoraggiato».

E le perplessità sullo statuto?
«Sarà il consiglio nazionale a cambiare lo statuto. Ho proposto che si proceda rapidamente all’elezione dei coordinatori cittadini e provinciali, visto che dal 2008 non abbiamo mai tenuto alcun congresso».

Primarie per i vertici del partito?
«Alfano mi ha rubato lo slogan “primarie per tutti”. Vedo che qualche altro amico di partito, come Mantovani, è più riluttante. È legittimo anche il suo pensiero, discutiamone. Ma le elezioni dei coordinatori devono avvenire entro luglio, al massimo la prima domenica di ottobre. È da tre anni che abbiamo promesso ai nostri sostenitori congressi congressi congressi».

Molti elettori del Pdl non sono andati a votare alle elezioni. Crede che si muoverebbero per le primarie?
«Le primarie sono uno scossone, danno il senso di un partito che ha capito quel che è avvenuto e che cambia profondamente. In tutto il mondo coinvolgere gli elettori nelle cose che riguardano il partito è il modo di farli sentire responsabili. Noi chiedevamo ai nostri elettori solo di venire a distribuire i volantini. I nostri iscritti si sono un po’ rotti. Bisogna coinvolgerli nelle scelte che contano».

A che cosa si deve il suo nuovo look? Teme la concorrenza dei quarantenni?
«Non sono un ragazzo del coro e ogni tanto lo faccio notare anche nel look. Ma non c’è stato alcun cambio del look, mi vesto sempre nello stesso modo. Chi ha inventato l’arancione?»

Non è stato Pisapia?
«No, Formigoni agli Stati generali dell’Expo. Chi è stato il primo a mettere una cravatta verde o gialla in Parlamento? Io negli anni Ottanta, prima della Lega e dell’amico Galliani. Mi sono sempre divertito con i colori. Ora anche i fotografi se ne accorgono: meglio tardi che mai».

Ha invitato gli elettori ad andare al mare invece che a votare per i referendum?
«Non ho invitato gli elettori ad astenersi. Il Pdl dice libertà di voto. Non c’è l’obbligo di andare a votare per i referendum. Il cittadino Formigoni non andrà a votare».

Di chi è la colpa della sconfitta di Milano?

«Purtroppo abbiamo perso non solo a Milano ma da tante parti».
Ma a Milano c’è stato un drastico cambio di maggioranza.
«Ho segnalato più volte il disagio profondo del nostro elettorato: ci hanno fatto mancare i voti commercianti, casalinghe, artigiani, piccoli imprenditori. Abbiamo perso perché la nostra gente non è più andata a votare. Sa perché? Non ce la fanno più dal punto di vista economico».

Che ne pensa dell’idea di rifare la Dc?
«La Dc è un’esperienza gloriosa ma passata. Noi dobbiamo rafforzare il Pdl».

Non la attrae una soluzione centrista?
«Se mi avesse attratto, ci sarei andato quindici anni fa».



Perché frena sull’idea di recuperare Casini e l’Udc?
«Non freno ma non si può tirare fuori Casini dopo che ce ne siamo dette di tutti i colori. Abbiamo fatto volare parole troppo pesanti. Bisogna creare condizioni pazientemente. Serve tempo. E fatti, prima delle parole».

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