nostro inviato da Gerusalemme
La «svendita» di Alitalia raggiunge Roberto Formigoni in missione tra Israele e Palestina. Il presidente della Lombardia è sorpreso, ma solo per le condizioni ancora più pesanti del previsto: «Siamo davanti a un danno grave, a un’umiliazione pesantissima. Le Forche caudine in confronto sono state una passeggiata sotto petali di fiori». È incredulo davanti alla richiesta di un prestito ponte di 300 milioni di euro da parte di Air France: «Chiedono anche i soldi per portare via il cadavere». Tra le altre «imposizioni» la riduzione di Malpensa ad aeroporto point to point, destinato al traffico business e a quello low cost.
È la fine di Malpensa?
«Malpensa rinascerà e risorgerà perché il mercato è lì, al Nord, anche se la presenza in Italia di un’entità ostile come Air France non sarà di aiuto. A questo punto manca solo che chiedano di spargere il sale sull’aeroporto lombardo. Ma mi sembra chiaro che il declassamento riguarda anche Fiumicino, che pure rimane hub: con quarantaquattromila voli annui cancellati a Malpensa, non potrà che subire gravi danni».
Quali errori sono stati compiuti nella trattativa?
«Altro che trattativa, è uno scenario kafkiano, una capitolazione, una Caporetto. Il governo non ha messo alcun paletto. Inoltre la cosiddetta trattativa è stata condotta in maniera clandestina e ancora oggi si ragiona solamente in base a fughe di notizie e non sui piani ufficiali. Anche i sindacati hanno stigmatizzato tutto questo».
Lei parla di umiliazione. Non concorda con chi è soddisfatto di conservare il marchio e la livrea Alitalia sugli aerei?
«Mi sembra un’ulteriore presa in giro. Non è certo un elemento determinante in questo momento. Anzi, tolgano pure il tricolore, così almeno uno sa dove sale. I danni sono enormi per tutto il Paese. Le azioni Alitalia sono già in picchiata, il concambio è ridicolo, le obbligazioni precipitano; gli esuberi sono l’unica cosa che cresce visto che sono almeno duemila. E i lavoratori di Az Service andrebbero assorbiti da Fintecna. Ma non doveva essere una privatizzazione?».
Air France ha chiesto garanzie contro il ricorso della Sea. Come valuta questa mossa?
«O è un’ulteriore richiesta di fondi al governo o vuol dire che continua ad aggiungere richieste perché ha cambiato idea sull’acquisto di Alitalia. Non credo che la Sea possa ritirare il ricorso, dato che si ritiene gravemente danneggiata».
Air France ha chiesto che i sindacati e il futuro governo dicano la loro. Può cambiare qualcosa?
«I sindacati, convocati per domani, hanno già espresso posizioni nette e forti. Ma il nuovo governo non sarà operativo prima del 10-12 maggio, ben quarantacinque giorni dopo il 31 marzo, la data in cui si compirà la desertificazione totale di Malpensa. I voli saranno ridotti del 72 per cento, con danni per tutto il Paese».
Cosa chiede al governo e a Alitalia?
«A quanto pare, Alitalia andrà avanti ancora per un po’ e quindi non è alla vigilia del fallimento. Dovrebbe avere senso di responsabilità e bloccare le operazioni di smantellamento. Dovrebbe smettere di andare via da Malpensa».
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