Marcello Chirico
Per ora non cè né un «sì» convinto e neppure un «no» definitivo. Sulla possibilità di rendere obbligatorie le targhe alterne in questi mesi demergenza ambientale allinterno delle attuali aree critiche lombarde (Milano-Sempione-Como, Bergamo, Brescia) se ne riparlerà nuovamente mercoledì prossimo, in unaltra riunione al Pirellone tra Regione ed enti locali. Anche se lorientamento generale sembra essere quello di tornare a utilizzarle su vasta scala, poiché la filosofia emersa nel «vertice sullaria» di ieri pomeriggio al Pirelli è stata quella del «meglio fare qualcosa piuttosto che non fare nulla». Lo stesso Comune di Milano, contrario alla reintroduzione, pare disponibile a non opporre resistenza nel caso in cui la maggioranza delle amministrazioni decidesse per il ricorso generalizzato al «pari o dispari». Provvedimento dato per «possibile» pure dal governatore Roberto Formigoni, «a patto che ci sia un vasto consenso. Faccio comunque notare che la Lombardia non è la regione più inquinata dItalia e che linquinamento è diminuito».
Al tempo stesso, Palazzo Marino (e non è stato il solo) ha spinto sulla possibilità di «stringere la libertà di inquinare da parte dei veicoli non catalizzati», come ha efficacemente sintetizzato lassessore milanese allambiente Domenico Zampaglione. Questo significherebbe ridurre ulteriormente le ore di circolazione (attualmente 5 nelle ore di punta dei giorni feriali) di quei mezzi che inquinano più degli altri. Una linea condivisa, come detto, da molti altri comuni lombardi ma sulla cui applicazione è scettico proprio Formigoni, ritenendola «una questione da valutare attentamente: non voglio fermare la circolazione e magari la vita di persone deboli economicamente, degli anziani, che spesso non hanno la possibilità di acquistare auto nuove». In alternativa il governatore ha proposto la linea dura nei confronti delle vetture diesel prive di filtro antismog, vietandone totalmente la vendita in Lombardia con una legge ad hoc da sottoporre al Parlamento «e su cui - ha annunciato - ho già avviato una corrispondenza dalla Ue, affinché ci venga permesso di impedirne limmatricolazione».
Contemporaneamente, Formigoni ha aperto un fronte di resistenza proprio col governo riguardo al decreto appena approvato dal ministero delle Attività Produttive per far fronte al taglio del gas russo. Un decreto che permette luso dellolio combustibile (più inquinante del metano) in alcune centrali termoelettriche. Olio che la Lombardia ha provveduto a mettere al bando già da un paio danni. «Se il decreto è quello che ho letto - ha spiegato il governatore - e verrà pubblicato senza gli emendamenti che abbiamo chiesto, allora è scritto da incompetenti, firmato e votato da persone quanto meno distratte. La Regione ha già pronto un ricorso al Tar, perché non si possono ignorare completamente le ragionevoli richieste della Lombardia a tutela dellambiente, in un primo momento riconosciute fondate pure dal ministro Scajola». Che, per tutta risposta, ha detto personalmente a Formigoni durante un convegno svoltosi ieri allIce di «affidarsi al buon senso e allequilibrio di tutti, amministratori compresi: sono provvedimenti demergenza per garantire alle famiglie e alle imprese energia, riscaldamento e gas». «Pure io mi affido al buon senso - la controreplica del governatore -: se gli interventi non saranno concordati, ci opporremo».
Formigoni ha poi ribadito che i controlli della task-force regionale sui riscaldamenti proseguiranno ininterrottamente (con la Provincia di Milano pronta a far scattare pure lei le sanzioni) e potrebbe pure essere presa in considerazione leventualità di ridurre la velocità delle auto in autostrada durante i blocchi.
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