La Formula Uno frena il Tg di Minzolini

La Formula Uno frena il Tg di Minzolini

RomaCome era inevitabile, il «regime change» si sta per abbattere sulla Rai, l’azienda che è il più sensibile sismografo di ogni spostamento di potere in Italia.
L’epicentro del sisma in arrivo è già chiaro: il Tg1 e il suo direttore Augusto Minzolini, assurto ormai a simbolo dell’era berlusconiana nell’informazione. Gli ascolti del telegiornale della rete ammiraglia Rai hanno segnato domenica scorsa, nell’edizione delle 20, un record negativo: 16,07% di share, con un ampio sorpasso da parte del concorrente diretto, il Tg5, al 20,39%. E su Minzolini si sono aperte le cateratte: prima gli esponenti dell’opposizione, che da tempo reclamano la rimozione del direttore troppo berlusconiano e che ieri sono tornati con vigore alla carica, poi l’Usigrai e il Comitato di redazione dello stesso Tg1 con un comunicato di fuoco: «È ora che l’azienda ci ascolti e non nasconda più la testa sotto la sabbia. Quella del Tg1 - spiega l’organismo sindacale - è una emergenza dovuta certo a una linea politica, più che editoriale, faziosa e schierata», che a parere del Cdr ha fatto perdere alla testata ogni «credibilità» (qualità che invero non ha mai abbondato, nel Tg da sempre più appiattito sui voleri del potente di turno).
Minzolini però contrattacca: si strumentalizzano gli ascolti per arrivare a «rimuovere il sottoscritto per motivi squisitamente politici. Se vogliono, e pensano di riuscirci, lo facciano pure, io non me ne vado». Dopo aver sottolineato di non aver mai visto «una fiera dell’ipocrisia, della faziosità e tante strumentalizzazioni come in questa occasione», Minzolini spiega le sue ragioni: «Sono anni che il giorno in cui Raiuno trasmette il gran premio del Brasile, con annesso l’inutile programma di commenti, il Tg1 perde la gara di ascolti con il Tg5 perchè al posto del traino l’Eredità, ha un handicap». Dunque il caso di domenica sera è solo un pretesto. Il Pdl difende il direttore del Tg1 e accusa: l’obiettivo dell’attacco a Minzolini è «fin troppo chiaro: mettere le mani sul principale telegiornale italiano», dice Maurizio Lupi.

Il centrosinistra non nasconde che il suo obiettivo è proprio quello di obbligare il dg Lei al cambio della guardia. E spera nella rottura tra Pdl e Lega, che può cambiare a suo favore gli equilibri del Cda della Rai.
LCes

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