Nel cinema di Bertrand Tavernier il filone «Bertrand et les enfants» fiancheggia il filone «Tavernier et lhistoire». Per ladozione, La piccola Lola appartiene al primo; per lo sfondo appartiene al secondo. Tavernier la definisce «una grande storia damore e davventura», scherzando con lenfasi usata per i film di una volta.
In effetti al centro della vicenda cè la coppia formata da Jacques Gamblin e Isabelle Carré, che parte dalla boscosa e salubre Alvernia per cercare nellinquinata e corrotta Phnom Penh quel che gioventù e benessere non garantiscono: la prole. Lamore è dunque il loro; lavventura si rivela ladozione.
Sugli schermi passa ogni tipo di sesso, mai quello coniugale: laverlo ora mostrato basta a rendere notevole La piccola Lola, che non ha i cliché del cinema francese e ha le qualità tavernieriane: forza e sincerità. E il solo difetto: la lunghezza.
Se la Carré si vede nel suo splendore, non per questo il Tavernier della Piccola Lola è un tardivo emulo del Just Jaeckin di Emmanuelle: non scambia la Cambogia dei francesi sterili per la Thailandia dei francesi adulteri. Caso mai si avverte il suo disagio nel mostrare amplessi. Come uscirne, senza dissolvenze e rispettando i personaggi? Interrompendoli sempre: mai ununione portata a termine, per contrattempi vari. E se lei geme, non è piacere, è dolore: lasciato dalle intrusioni ginecologiche.
Tavernier, che è stato un critico, aveva in mente un modello negativo: La città della gioia. Così ha evitato di girare in India, che pur aveva ispirato alla figlia Tiffany il romanzo da cui è tratto il soggetto. Ha scartato anche Mali e Vietnam, per approdare in Cambogia, dove ogni ricorso alla pubblica amministrazione va pagato al funzionario incaricato. Chi più paga, più ottiene o ottiene prima.
LA PICCOLA LOLA di Bertrand Tavernier (Francia, 2004),con Jacques Gamblin, Isabelle Carré. 128 minuti.
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