Tre telefonate a vuoto e finalmente Peter Fill risponde per l'intervista che mi aveva accordato: «Scusa, ma ho un telefonino nuovo e non so ancora usarlo, è il regalo di Natale della mia ragazza...».
E lei che regali ha fatto?
«Un orologio a Manuela, che appunto è la mia ragazza, e agli altri mutande, comprate a uno spaccio di marca negli Stati Uniti. Di tutti i colori, bellissime!».
È passato quasi un mese dalla prima vittoria in coppa, a Lake Louise, in discesa. Cosa è cambiato nella sua vita?
«Niente direi, il grande cambiamento per me c'è stato in primavera, quando ho deciso di cambiare materiali. Nonostante una stagione non proprio esaltante l'Atomic mi ha cercato e ho firmato il contratto senza nemmeno fare dei test. Loro hanno dimostrato di avere fiducia in me e io l'ho ricambiata. L'unica condizione che avevo posto era di avere Sepp Kuppelwieser come skiman: sto andando bene anche grazie a lui, perché nel suo campo è un vero campione. Mi motiva, lavora talmente tanto che a volte mi fa sentire in colpa! Tornando alla vittoria in Canada, è stata solo una conferma del buon lavoro fatto durante l'estate. Prima o poi doveva arrivare...».
E tornando invece alla scorsa stagione non proprio esaltante?
«Non ho mai perso la fiducia in me stesso, perché a sprazzi andavo anche forte, sapevo cosa valevo e dovevo solo avere pazienza».
Ora tocca a sua cugina Denise Karbon soffrire un po'...
«Un anno fa le andava tutto bene, adesso va invece tutto storto, ma lei è abituata ai momenti duri, con tutti gli infortuni che ha superato... Quindi saprà riprendersi. Sta sciando bene e veloce, in gigante è ancora la migliore, deve solo ritrovare un po' di sicurezza e per farlo le basterebbe arrivare in fondo senza sbagliare. Quando ho vinto a Lake Louise lei ha buttato la vittoria a tre porte dal traguardo di Aspen, speriamo ci sia un'altra occasione per vincere nello stesso giorno una gara di coppa del mondo!».
L'occasione è oggi: lei in discesa a Bormio, Denise in gigante a Semmering...
«Magari! Sarebbe una grande festa per il nostro paese, Castelrotto. Io di sicuro ci proverò. La pista quest'anno è davvero tosta, durissima soprattutto nella parte finale, dove si arriva con le gambe cotte e si deve affrontare il tratto più difficile sul ghiaccio vivo. In prova sono andato bene (3° e 8° tempo, ndr), ma a tratti, se riesco a mettere assieme una prova intera senza errori... Chissà! Io mi sento bene, molto bene».
E anche i suoi compagni sembrano in palla: Innerhofer miglior tempo venerdì, Heel secondo ieri alle spalle di Walchhofer.
«Sì, siamo davvero una bella squadra, giovane per la velocità, ma per questo possiamo solo migliorare. Andando forte ci aiutiamo a vicenda, vedere un compagno che arriva davanti in classifica dà una forte motivazione. Bisogna anche ringraziare la federazione che quest'anno ci ha messo a disposizione un tecnico in più».
Del trio azzurro classe 1982, formato anche da Manfred Moelgg e da Werner Heel, lei è stato il primo ad affermarsi a livello mondiale, ma l'ultimo a vincere in coppa del mondo...
«È già iniziato il secondo giro, con Heel primo in Gardena... Sulla carta ora toccherebbe a Manfred e poi a me, ma qualcosa può sempre cambiare!».
Nei giorni scorsi è morto un turista a Obereggen. Questo è il periodo dell'anno in cui le piste sono più affollate. Che consigli può dare a chi in pista va solo per divertirsi?
«Anzitutto quello di usare il casco, che può davvero salvare la vita.
Oggi a Bormio Peter Fill gareggerà sulla pista Stelvio. Ripida, dura, pericolosa. Ma libera, solo per lui.
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