Forza Italia: «Ora il sindaco si dimetta»

Forza Italia: «Ora il sindaco si dimetta»

La novità è di quelle grosse. Era forse nell’aria, ma fa rumore ugualmente. L’arresto di cinque indagati, e in particolare dell’uomo più vicino al sindaco in questa amministrazione, il suo collaboratore diretto, cambia in parte gli scenari politici. Anche Forza Italia, che finora aveva evitato attacchi diretti a Marta Vincenzi, ora chiede un passo indietro del sindaco. Il coordinatore regionale Michele Scandroglio e il metropolitano Roberto Cassinelli puntano sulla necessità di un rinnovamento dopo «venti anni di potere assoluto della sinistra» in quella che è adesso «una città allo sbando dopo le dimissioni degli assessori e i provvedimenti di custodia cautelare».
Serve discontinuità vera, alternanza politica, insiste Forza Italia. «Ci rifacciamo alle parole della stessa sindaco che ha sempre detto di voler fare il bene della città - riprende Raffaella Della Bianca, capogruppo azzurro in consiglio comunale. Ecco, oggi il bene della città è il suo passo indietro. Oggi perché la magistratura ha disposto l’arresto del braccio destro del sindaco, che è una sua diretta scelta ed emanazione, non piuttosto degli assessori che, al limite, potrebbero essere stati indicati al termine di una mediazione politica».
Sul fatto che la vicenda giudiziaria si complichi sempre più interviene il capogruppo di An in Regione, Gianni Plinio, che sottolinea come un ramo dell’inchiesta riguardi anche l’amministrazione di piazza De Ferrari. «La vicenda è seria e coinvolge il più stretto collaboratore di Marta Vincenzi - incalza - «Quanto alla Regione Liguria, ne viene confermato il coinvolgimento attraverso le gare di appalto per le forniture delle mense della Asl2 savonese mentre sembrerebbero essere in fase di accertamento appalti regionali sui rifiuti cui potrebbero riferirsi le microspie rinvenute qualche tempo fa nei locali della Filse di piazza De Ferrari. Ne parleremo nel dibattito consiliare di martedì prossimo».
L’Arci si schiera invece al fianco del suo ex presidente ( e assessore dimissionario) Massimiliano Morettini, indagato ma non arrestato ieri mattina. «La posizione dell’intera associazione è di incredulità e di fiducia verso una persona che conosciamo da anni e con cui abbiamo condiviso esperienze e progetti», garantisce il neo presidente Gabriele Taddeo. E se la Vincenzi si era già limitata ad accettare le dimissioni del suo braccio destro e degli assessori indagati, il leader ligure del Pd, l’onorevole Mario Tullo, sceglie una strada di maggior rigore. Francesca, Casagrande e Fedrazzoni sono sospesi dal partito. «La vicenda mi addolora, perché si tratta di persone che conosco - premette Tullo - Ma rispetto il lavoro della magistratura che sta facendo, credo con grande rigore, il proprio dovere. Spetterà agli interessati dimostrare la loro estraneità. A noi, ai nostri organi di garanzia del partito, spetterà invece il giudizio sui tesserati, ma già ora mi auspico che venga adottata una sospensione, pur aggiungendo che non hanno particolari compiti all’interno del Pd». Ma è proprio l’ombra che si avvicina al partito che vuole respingere il segretario. «Occorre separare le vicende personali da un coinvolgimento del partito che non c’è - sottolinea Tullo - Rinnovo anzi la mia stima e la fiducia al sindaco Vincenzi e all’amministrazione comunale. E intendo mantenere un atteggiamento rigido a tutela del buon nome del Pd e dei Ds prima che nessuno può infangare.

Parlo di tutela politica e legale, sia nei confronti di chi volesse coinvolgere il partito, sia di chi, eventualmente colpevole, ne lederebbe l’immagine». Una promessa di eventuale costituzione di parte lesa contro le persone coinvolte. Quella che il sindaco non ha ancora annunciato nei confronti dei suoi più stretti collaboratori.

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