Forza Italia sfonda quota 400mila iscritti

da Roma

Nell’immaginario di molti le tessere dei partiti rappresentano un oggetto di archeologia politica. Il simbolo di una stagione in cui l’ideologia era dominante e dimorava nel campo intimo e al contempo pubblico del sentimento e della fede di milioni di persone. Eppure quegli oggetti plastificati, simbolo e testimonianza di una appartenenza, esistono ancora. E, almeno nel caso di Forza Italia, attirano l’attenzione di una platea vastissima.
Il partito di Via dell’Umiltà, quest’anno, ha superato la soglia delle 400mila tessere. Un record storico per quello che per molti è ancora considerato un «partito di plastica». E invece i «soci» - così vengono chiamati nel lessico azzurro gli iscritti - hanno smentito a colpi di sottoscrizioni questo assunto impregnato di pregiudizi. «La stella polare è sempre il consenso attorno a Berlusconi. Il suo effetto trainante resta intatto» spiega il responsabile del Tesseramento, Gregorio Fontana. «Ma il partito ha fatto un salto di qualità a livello organizzativo. Se tra il 2001-2006 l’attenzione era stata dirottata soprattutto sul governo, ora si è cambiato lo schema e si è tornati a concedere massima attenzione al partito. E questo è un errore che non dovremo ripetere quando torneremo al governo. Quest’anno Sandro Bondi ha posto come obiettivo la costituzione dei coordinamenti comunali e quando c’è un obiettivo di partecipazione la gente si muove e si mobilita, così come si moltiplica il proselitismo dei dirigenti locali. Con i nostri 400mila iscritti potremo avere in un comune su due un nostro coordinamento comunale. Quella dei nostri soci resta un’adesione di opinione ma ora c’è anche un forte desiderio di partecipazione».
Il morbo del rigetto verso i partiti e verso «la casta», insomma, non sembra toccare Forza Italia. «L’antipolitica si sente e va contro la sinistra» continua Fontana. «Quindi gioca a favore. È una protesta contro un governo che non sa dare risposte. E poi il nostro partito, finalmente, è in grado di creare iniziative, come dimostra anche la moltiplicazione delle Feste d’azzurre, con il coinvolgimento di artisti che un tempo non sarebbero mai venuti a suonare per noi. Ron, ad esempio, è venuto in una delle nostre feste a Bergamo e ha suonato davanti a settemila persone. Senza dimenticare che grazie a una gestione alla Quintino Sella il partito ha chiuso il bilancio in attivo e ridimensionato il debito». Ma è il risultato del tesseramento a sorprendere gli stessi esponenti di Forza Italia, quelle 400mila «associazioni» che rappresentano un dato significativo nella storia dell’età repubblicana. «Non è esagerato affermare che in una stagione post-ideologica, nella quale il progresso tecnico ha proposto con naturalezza canali di partecipazione politica alternativi ai partiti, i dati del tesseramento di Forza Italia riaprono il discorso sul significato dell’appartenenza politica, contribuendo a scrivere un nuovo capitolo di un libro che si pensava fosse giunto all’epilogo» spiega Gaetano Quagliariello. «Questo dato mette in evidenza la possibile convivenza tra modello carismatico e appartenenza di massa che è cosa diversa dal partito di massa. È la conferma di una vecchia intuizione di Max Weber che sosteneva che l’alleanza tra il leader carismatico e l’appartenenza di massa avrebbe fatto fuori il partito dei notabili. Credo che Forza Italia stia portando a maturazione alcune cose che erano nel suo dna e che avevano bisogno di svilupparsi».
Sandro Bondi, infine, forte di questo frusciante patrimonio, si concede una riflessione sull’orizzonte futuro: «Vedo un partito che vive del respiro di tre polmoni: il primo è il partito organizzato, quello dei coordinatori locali; il secondo è quello degli eletti locali e nazionali; il terzo si muove nella società, crea rapporti con gli interessi sociali, economici, culturali, anche inventando forme nuove di raccordo e collaborazione».

La sintesi finale è una sorta di presa di coscienza: «Sono impegnato a dare vita a un partito vero perché questa è ancora l’unica strada per risolvere un problema secolare per l’Italia: la mancanza di una classe dirigente».
(2. Continua)

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