Le foto confermano: i rilievi anti-smog erano tutti sbagliati

Un guasto e il posizionamento dei rilevatori praticamente in bocca ai tubi di scappamento delle macchine sulla strada e a un’altezza che non poteva per legge essere considerata valida per il rilevamento dello smog. Ecco spiegata la differenza dei livelli di Pm10 registrati dalle centraline dell’Arpa e da quelle del Joint Research Center finita nei giorni scorsi al centro di una polemica sull’inquinamento. Nessuna sottostima dei valori delle polveri sottili, piuttosto una lettura parziale dei dati che lo stesso centro europeo aveva considerato come non rappresentativi. Ma andiamo con ordine e partiamo dal caso più rappresentativo forse, quello di Merate appunto dove le centraline Jrc (un consulente scelto dalla Regione Lombardia e il più importante ente scientifico della Ue, con sede ad Ispra) sono state messe ad altezza dei tubi di scarico delle automobili. Con una premessa fondamentale: perché sia attendibile e valida, la comparazione per verificare il buon funzionamento tra due strumenti di rilevamento degli inquinanti, deve prendere punti di riferimento uguali. Detto questo, procediamo.
«All’inizio volevamo confrontare i dati del pulmino della Commissione Europea con quelli registrati dal nostro dell’Arpa - spiega il dottor Guido Lanzani, responsabile della qualità dell’aria dell’Agenzia regionale per la Protezione dell’Ambiente -. Poi si è deciso di aggiungere altri due rilevatori in metallo e si è valutata la differenza». Tutto procede come deve e nella prima parte della sperimentazione le misure di Arpa risultano perfettamente allineate con quelle del Jrc finché il campionamento di quest’ultimo si svolge nelle stesse condizioni e alla stessa altezza della centralina Arpa. Poi c’è un guasto improvviso, il pulmino della commissione europea dove sono stati posizionati i rilevatori da confrontare con quelli dell’Agenzia lombarda non funziona più.
«Nel grafico presentato alla fine della campagna di sperimentazione - continua Lanzani - c’è una prima parte di confronto tra Arpa e Jrc in cui i valori sono allineati e una seconda parte in cui il confronto viene fatto tra i due rilevatori in metallo e il nostro pulmino in cui lo scarto è del 10 per cento». Ovvero l’Arpa avrebbe rilevato il 10 per cento in meno delle polveri sottili. Ma il punto è un altro e cioè a che altezza si preleva l’aria? «La legge dice che le misure devono essere da un metro e mezzo a 4 metri di altezza. Le due centraline in metallo della Jrc andavano benissimo per la sperimentazione, ma non sono corretti per misura di legge. La loro altezza è di un metro e 80, ma rispetto al piano stradale ci saranno una cinquantina di centimetri - spiega ancora Lanzani -. Non siamo nemmeno ai minimi previsti dalle norme».
Lo standard a cui di solito si misurano i Pm10 è tre metri, tre metri e mezzo. Questo perché la misura deve essere rappresentativa dell’esposizione della popolazione. E mai prendere in considerazione la situazione peggiore in assoluto. Altrimenti basterebbe mettere le stazioni di rilevamento all’uscita da un tunnel e certamente i dati sarebbero più alti. «La finalità delle reti è calcolare il punto di fondo, ovvero il livello medio che da conto dell’aria che respira la gente. A livello del suolo prendo tutto quello che si solleva da terra. Più in alto, invece l’aria si rimescola».


Ma perché allora il centro europeo avrebbe inserito quei dati nel rapporto? «Avevano bisogno di essere pagati, ma hanno precisato che non erano utilizzabili per una valutazione obiettiva. E lo dice anche il sesto rapporto del Jrc: “Solo la prima parte del confronto è stato fatto alla stessa altezza”».

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