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Franceschini dà dell'ominicchio al premier E Bersani annuncia che vuol rifare l'Ulivo

Alla Convenzione del Pd, il segretario attacca il Cavalieree promette ai suoi: "Se sarò rieletto opposizione intransigente". Ma Bersani, in testa nella corsa alla segretaria, affonda contro Dario: "Riaprire il cantiere con movimenti politici e civici disposti al dialogo". E rispunta Prodi

Franceschini dà dell'ominicchio al premier 
E Bersani annuncia che vuol rifare l'Ulivo

Roma - "Dire che è un ominicchio un uomo che offendendo Rosy Bindi offende tutti noi è antiberlusconismo, è essere anti-italiani?". E' la domanda retorica che il segretario del Pd, Dario Franceschini, rivolge, ai mille delegati della Convenzione nazionale che fanno partire un applauso di solidarietà rivolto al vicepresidente della Camera. "Se sarò rieletto, farò una opposizione propositiva, ma dura ed intransigente senza paure e timidezze". Nel suo intervento alla Convenzione del Pd, Dario Franceschini chiede "chiarezza anche tra noi sul modo di fare opposizione". "Ogni volta che critichiamo il governo - dice - da destra piovono accuse di antiberlusconismo che vuol dire essere anti-italiano. Berlusconi, mentre noi siamo qui, lo ha di nuovo detto. Io non so cosa sia l'antiberlusconismo ma tutti ci chiedono di fare meglio l'opposizione, di non essere intimiditi dal potere, dall'arroganza e dai soldi". "Dire che le ronde - spiega il leader del Pd rivolto ai delegati - sono una vergogna è antiberlusconismo, è essere anti-italiani? Difendere la libertà di stampa, la Corte Costituzionale, il presidente Napolitano è antiberlusconismo, é essere anti-italiani?". "Io non voglio - conclude Franceschini - che tra 30 anni le generazioni ci guarderanno indietro e diranno 'dove era l'opposizioné? E non voglio nel modo di fare opposizione essere condizionato da snobismi, dai salotti e dalle punte di penna degli editorialisti".

Bersani: rifacciamo l'Ulivo Il Pd deve saper "riaprire il cantiere dell'Ulivo", promuovendo "ampie alleanze democratiche" in vista delle regionali. Lo ha detto Pier Luigi Bersani illustrando il proprio programma alla Convenzione del partito. "Adesso - ha detto Bersani - abbiamo tre cose da fare: rinnovare e rafforzare noi stessi; riaprire il cantiere dell'Ulivo con movimenti politici e civici disposti al dialogo con noi; lavorare ad un quadro ampio di alleanze politiche". "Noi non vogliamo fare da soli - ha proseguito - né ci immaginiamo da soli nel futuro. Chi pensasse di fare da solo lucrando qualcosa dalla divisione delle forze di opposizione se ne prenderebbe la responsabilità. Penso anzi che dobbiamo proporre già con il nostro congresso ampie alleanze democratiche e di progresso per le prossime elezioni ragionali".

Marino: iscritti uniti, dirigenti in lite "I nostri militanti non hanno idee così diverse tra loro, sono i gruppi dirigenti che litigano e che mostrano divisioni che nulla hanno a che vedere con ciò che crediamo e molto a che vedere con le posizioni che ricoprono". Lo ha detto Ignazio Marino, illustrando alla Convenzione il suo programma per le primarie. Parlando dei temi della propria mozione (laicità, scuola, nuovi diritti, informazione, eccetera) Marino ha sottolineato che nei dibattiti dei circoli "quasi sempre i nostri iscritti si sono trovati d'accordo tra di loro benché appartenenti a mozioni diverse". Il problema dunque "sono i gruppi dirigenti che litigano". "Il mio ruolo e di tutti coloro che mi hanno sostenuto - ha aggiunto - qualunque sarà il risultato del congresso, è quello di contribuire a un rinnovamento radicale io credo che l'antipolitica sia da contrastare, ma dobbiamo iniziare da noi" "Mi è parso - ha quindi proseguito - che intorno a Franceschini e a Bersani le mozioni si siano formate più per alleanze tra persone che per condivisione di progetti: una contrapposizione di persone, non una competizione di idee". "Temo ancora oggi - ha aggiunto Marino - un partito che non decide e non incide, perché troppi sono gli equilibri o gli equilibrismi dettati dalle correnti e dai personalismi".

Il ritorno di Prodi Ma la novità più rilevante è stato il "riavvicinamento" di Prodi, dopo un lontananza quasi ostentata dalla caduta del suo governo. "Come sempre è stato dai tempi dell'Ulivo, voglio essere con voi in questo momento", ha scritto all'assemblea, sottolineando sia il suo "ritorno", sia che l'Ulivo é sempre l'orizzonte per lui più credibile, al di là delle contrapposizioni del Pd con gli altri partiti di centrosinistra dal 2008 ad oggi. E così il Prof dà la linea: Ulivo, solo Ulivo perché l'Unione è morta. Da Prodi arriva poi l'indicazione del mandato che avrà il segretario che uscirà dalle primarie: portare "il partito ad un impegno che conduca a responsabilità di governo". Quindi, lavorare subito a un'alternativa alla destra, e questo con un un riformismo che "non deve seguire le piattaforme degli altri ma deve avere il coraggio di andare contro corrente".

Assenti Fra quelli che non c'erano, Arturo Parisi, che non è nemmeno venuto alla Convenzione, spiegando di aver rinunciato dopo aver letto "sconvolto" l'intervista di sabato di Massimo D'Alema, che ha definito "paradossale" l'ipotesi di vittoria di Franceschini alle primarie dopo il voto degli iscritti per Bersani. Insomma per Parisi "un'altra occasione persa, forse l'ultima". Quasi un addio sconsolato. Tra gli altri 'padri nobili' assenti, seppur giustificati, Veltroni, primo segretario del Pd, e Rutelli, uno dei co-fondatori. Anche Veltroni ha inviato un messaggio con "l'augurio che esca rafforzato il Pd che con il sostegno di centinaia di migliaia di persone abbiamo fatto nascere come grande speranza". Un'allusione alle primarie del 2007, un po' poco per i delegati, che hanno applaudito con garbo.

Quanto a Rutelli, influenzato, ha avvertito Franceschini al telefono del suo forfait, spiegando che non c'erano ragioni politiche.

 

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