Politica

Franceschini sale sul tetto I precari: non è un palco

RomaAlla fine sopra la famosa gru, che in questi giorni ha preso la forma del tetto di un provveditorato, c’è salito anche lui. L’ex Dc Dario Franceschini ha interpretato alla lettera la tradizione del Pci secondo la quale le proteste si cavalcano. Magari in ritardo, ma si cavalcano. Il partitone non può mancare all’appuntamento con l’autunno caldo: non potè farlo nel ’69 quando cerco di farsi passare la sbornia post 68 sostenendo una durissima vertenza dei metalmeccanici. E non può farlo adesso, 40 anni dopo, visto che il Pd, già scavalcato dal centrodestra nei luoghi di lavoro, su questi temi è incalzato pesantemente da Antonio Di Pietro.
Poco importa che quest’anno la mobilitazione abbia preso l’andazzo delle dimostrazioni minoritarie e rumorose: prima la gru della Innse, poi le occupazioni del Colosseo ed infine, con le lezioni che si avvicinano, le scuole. L’importante è esserci, a beneficio delle telecamere. E così, ieri, il segretario del Pd - ripreso dal Tg3 - è salito sul tetto del provveditorato di Benevento occupato da sei precarie della scuola che chiedono di essere regolarizzate e protestano contro i tagli del governo. Facile l’adesione alle ragioni della protesta. Franceschini ha attaccato il governo che «sta portando avanti il più grande licenziamento di massa della storia». Facilissima l’assicurazione data ai supplenti: «Il Pd si impegna a portare avanti questa battaglia in tutte le sedi e in tutte le forme».
Meno facile convincere i manifestanti che infatti hanno temuto l’effetto passerella e hanno messo la visita di Franceschini sullo stesso piano di quella del sottosegretario al Lavoro Nicola Viespoli, che in teoria rappresenterebbe la controparte in quanto esponente dell’esecutivo. «Da quando siamo salite sul tetto del provveditorato - hanno commentato le precarie appena Franceschini è sceso dal terrazzo - sono in tanti che accorrono al nostro capezzale, con seguito di telecamere e portaborse, per esprimerci la loro solidarietà. Noi con serenità abbiamo sempre aperto le porte, ma quando il codazzo scompare all’orizzonte e noi rimaniamo sole a crepare di caldo sotto il sole cocente, ci resta sempre un dubbio: non è che i nostri sacrifici, la nostra lotta, siano solo un palcoscenico per i politici?».
Dubbio legittimo, alleviato dalla sicurezza che mai come in questa fine estate le proteste minoritarie hanno attirato l’attenzione di media e politica. Sotto la terrazza è arrivato anche l’arcivescovo di Benevento, Andrea Mugione e lì ha anche tenuto una messa. Solidarietà di un alto prelato corregionale, viene da pensare. E forse ha pesato il fatto che tra gli insegnanti il sindacalismo cattolico è stato sempre fortissimo.
Più difficile comprendere l’adesione del Pd alla protesta, notava ieri il presidente dei senatori Pdl Maurizio Gasparri. «I precari li hanno creati loro, mentre la Gelmini ha stabilizzato molte posizioni e dato certezze a tanti». Su quanti rischiano il posto è scoppiata anche una guerra tra il ministero e i sindacati. Meno di 10mila per il dicastero di Gelmini. Più di 40mila per i sindacati che non conteggiano 32mila pensionati. Per Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione comunista, sono 150mila.

Tutto è buono per alimentare il sogno di un nuovo autunno caldo, che per ora resta confinato alle proteste della scuola di Benevento e degli imitatori, ultimi quelli di Palermo, Cagliari e Milano.

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