di Marta Allevato
«Ma devi scrive n’articolo su Francesco Raparelli? Nun ce credo... sta dappertutto, da Santoro, su La Repubblica, ai Tg Rai. Mò pure voi del Giornale? Quello è dal liceo che je piace fa le manifestazioni, le occupazioni».
Se chiedi un po’ in giro a Ciampino - alle porte di Roma – chi è il leader trentenne delle proteste universitarie di questi giorni a Roma gli ex studenti del liceo scientifico Volterra per lo più ti risponderanno così. Francesco è «ricercatore sociale», «ribelle» di vocazione. È un professionista della protesta. Di mestiere occupa e va in tv. Negli anni '90 si faceva le ossa come rappresentante d'istituto. Ora va a Annozero, coccolato da Santoro. Tra l'inizio e la fine nel suo curriculum trovi: la fondazione della «Libera università metropolitana», la rivolta contro la lectio magistralis del Papa a La Sapienza, gli scontri con i militanti di Forza Nuova per il mancato convegno sulle Foibe. Si è laureato tardi, ma è il prezzo da pagare alla maschera da rivoluzionario. Ancora adolescente suonava nei pub. La chitarra. Sembrava Jimi Hendrix. «Un po’ si atteggiava, portava i capelli come lui - racconta Davide, un ex compagno di scuola - ma era bravo davvero».
Francesco ha 30 anni ed è dottorando in filosofia. Guida il collettivo universitario «Rete per l’autoformazione», che i suoi stessi membri definiscono «movimento politico, ma non ideologico al quale interessa migliorare e trasformare l'università, essere liberi e senza ricatti». Forse per questo Francesco fonda tre anni fa, nel quartiere San Lorenzo di Roma, la «Libera università metropolitana» (Lum). Capiamo meglio. Si tratta di «un esperimento di autoformazione e di conflitto costituente dentro e contro le trasformazioni dell’università...». In parole più semplici: «Un dispositivo di resistenza dentro l’economia della conoscenza e la messa a valore di saperi».
Davvero non è chiaro? Andiamo avanti. I seminari si svolgono presso «l’atelier occupato» - leggi centro sociale Esc -, dove tra serate a tema e assemblee politiche si aggirano anche gli ex parlamentari di Rifondazione comunista Vladimir Luxuria e Francesco Caruso. I corsi 2008 erano incentrati su «Le passioni delle metropoli». Utile? Mah. Poi scopri che «il rapporto tra passioni e teoria politica è indubbiamente elemento costitutivo del Moderno» e quindi «le passioni sono tema utile per cominciare a guardare con pienezza a quel nuovo campo ontologico che definiamo contemporaneità». A tenere la lezione sul tema «odio» c’era Toni Negri. Prestigiatori della parola. Vendono rivoluzioni.
È quasi mezzanotte. Francesco si aggira per le sale spoglie dell’Esc. La musica stasera è da rave. Si balla.
Spesso lo vedi attorniato da ragazze. «Ha il fascino del leader, dell’intellettuale un po’ tenebroso», racconta Serena che lo ha conosciuto in un’assemblea. «Sì, ma si riempie la bocca di filosofese – fa eco Simone -. Parla tanto e non ascolta mai».
Fuori dall’Esc e dalle aule universitarie Francesco collabora alla rivista filosofica «Posse» ed ha fondato e fatto parte del desk editoriale del mensile di attualità politica «Global Magazine». Collabora con Il manifesto e la casa editrice «manifestolibri». Tra i suoi articoli: «Inchiesta politica ed espressione della moltitudine». «Lotte universitarie ed eccedenza del capitale».
È lui l'ultima incarnazione del cattivo maestro. Il più perfido dei suoi compagni di liceo lo definisce «un Jean Paul Sartre in versione cartone animato».
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