Alberto Toscano
da Parigi
Unesplosione di origine ancora sconosciuta ha semidistrutto ieri alle 12,25 la palazzina del «Laboratorio rischi chimici» dell'università du Mulhouse, in Alsazia. Il bilancio è di un morto - un docente quarantenne impegnato nelle ricerche di quello stesso laboratorio - e un ferito grave. Sulle prime si è temuto il peggio, visto che quindici persone risultavano disperse tra le macerie dello stabile. Poi, però, sono state tutte tratte in salvo e le autorità si sono poste il problema di comprendere le vere ragioni dell'incidente. Sembra che nella palazzina fossero in corso esperimenti particolarmente pericolosi, che sarebbero sfuggiti di mano ai loro stessi protagonisti. Le fonti della polizia e quelle della magistratura francesi mantengono per ora il massimo riserbo.
L'università di chimica di Mulhouse è stata fondata nel 1822 ed è uno dei più antichi centri di ricerca scientifica, specializzati in questo settore, esistenti in Europa e nel mondo intero. La sua denominazione ufficiale attuale è quella di Scuola nazionale superiore di chimica di Mulhouse. Tra i ricercatori ci sono anche esponenti di università straniere, che non hanno riportato ferite nell'incidente di ieri. «L'esplosione è stata impressionante e abbiamo avuto paura che si trattasse di un attentato», dice una studentessa che si trovava nel campus universitario di chimica.
Diversamente dalle altre facoltà universitarie transalpine, la Scuola superiore di chimica di Mulhouse non era occupata dagli studenti o comunque paralizzata nel contesto delle attuali proteste contro la legge che ha istituito il Cpe, Contratto di prima assunzione. C'erano state manifestazioni di protesta, ma nessuna grave turbativa delle lezioni e degli esami. Dunque le voci, diffusesi nel primo pomeriggio di ieri, secondo cui la palazzina del disastro sarebbe stata occupata dagli studenti in rivolta, non corrispondono al vero. Alcuni hanno parlato di un attentato terroristico, ma gli inquirenti non sembrano prendere molto sul serio tale ipotesi. Tutto ciò rende ancor più complicati i punti interrogativi a proposito delle vere cause dell'esplosione. Ci si chiede se fossero in atto ricerche nel settore delle armi chimiche o comunque connesse con la gestione - o eventualmente l'eliminazione - di stock di prodotti bellici esistenti.
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