nostro inviato a Parigi
Dunque, in Francia si vota per il primo turno delle presidenziali. Certezze nessuna. Paure tante, sempre di più. I pronostici ufficiali dei cinque istituti autorizzati dalla Commissione dei sondaggi indicano Nicolas Sarkozy primo e Ségolène Royal seconda. Ma venerdì sera il Nouvel Observateur e Le Monde hanno scoperto il sesto incomodo, la società “3C Etudes”, regolarmente autorizzata e di cui finora nessuno aveva sentito parlare, che ha contribuito a rendere ancor più confusa la vigilia. Non solo perché, secondo le sue rilevazioni, Ségolène sarebbe in testa, Sarkozy secondo, tallonato da Jean-Marie Le Pen e da François Bayrou; il tutto nell’arco di pochi punti, tra il 18 e il 26%, il che renderebbe possibile ogni combinazione, persino un duello tra la Royal e il leader del Fronte nazionale.
“3C Etudes” ha fatto sensazione anche perché, oltre a fornire i dati ponderati, ha pubblicato per la prima volta quelli grezzi, con esiti sorprendenti. I quattro favoriti sono molto meno popolari di quanto si supponga. Di prima intenzione la Royal ottiene il 14% dei consensi, Sarkozy il 13%, Bayrou l’8% e Le Pen il 5%. Gli indecisi sono tantissimi, oltre il 50%. Da qui il dubbio: sono attendibili i sondaggi diffusi nelle scorse settimane e che hanno condizionato la campagna elettorale? O a essere ingannevole è proprio l’ultimo arrivato?
Recentemente si è saputo che cinque anni fa gli uomini vicini a Jacques Chirac trovarono il modo di far pubblicare un sondaggio che volutamente dava Lionel Jospin in testa, il presidente uscente in caduta, Le Pen in crescita. Lo scopo? Disperdere il voto della sinistra e spingere alle urne gli indecisi di destra. L’operazione, come noto, riuscì fin troppo bene. Ora qualcuno sospetta il bis.
Di certo i sondaggisti francesi non possono vantare una grande tradizione. Non predissero il crollo dei comunisti nel 1981, né il primo posto di Jospin nel 1995, né il successo di Le Pen nel 2002. E nel 2005 sottovalutarono i «no» nel referendum alla Costituzione europea. Proprio ieri uno dei massimi esperti, Pascal Perrineau, direttore del centro di ricerca di Scienze politiche, ha pronosticato «un’altra grande sorpresa». Per questo sia a destra che a sinistra la parola d’ordine è: prudenza.
Gli strateghi elettorali gollisti hanno ridimensionato le attese trionfalistiche, ponendosi come obiettivo minimo il 20,84% ottenuto da Chirac dodici anni fa; quelli socialisti non hanno nemmeno indicato cifre e si sono limitati ad auspicare l’accesso al secondo turno.
Ieri è stata una giornata di riflessione in cui è stata vietata qualunque forma di propaganda, incluso l’aggiornamento dei siti ufficiali. Stamane la parola passa, finalmente, ai 44,5 milioni di elettori; di cui circa un milione (i residenti nei territori oltre Oceano) ha già iniziato a votare per ragioni di fuso orario. Si attende una partecipazione molto più alta rispetto al 2002, quando venne toccato il minimo storico al 71,6%. Ottantadue comuni useranno, per la prima volta, il voto elettronico e come è già accaduto in altri Paesi l’innovazione è stata accolta con scetticismo, soprattutto da parte dei partiti di sinistra, che temono brogli e hanno imposto la sostituzione di 200 cabine apparentemente non omologate.
Non è stata, questa, l’unica polemica. Due noti giornalisti radiofonici, Jean-Marc Morandini e Guy Birenbaum, hanno annunciato di voler violare l’embargo che vieta ai media di diffondere gli exit poll prima delle 20.00. Il sistema francese contempla una particolarità: i seggi chiuderanno in tutto al Paese alle 18, tranne a Parigi dove resteranno aperti due ore in più. E da sempre nelle redazioni circolano confidenzialmente i risultati preliminari, che stasera i due reporter intendono rendere pubblici diffondendoli tramite propri blog.
L’iniziativa, come prevedibile, ha suscitato l’entusiasmo del “popolo di internet” e al contempo l’ira della Commissione di controllo elettorale che ha annunciato multe di 75mila euro e condanne fino a un anno di prigione. Le autorità sono inflessibili e lo saranno ancor di più tra quindici giorni, quando la Francia tornerà alle urne.
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