Francia, operai licenziati: "I soldi o salta tutto"

I lavoratori di un’azienda italiana di componentistica auto, chiusa per fallimento, riempiono i locali di bombole di gas. Poi minacciano di farle esplodere se non ricevono almeno una buonuscita. E Sarkozy dà il colpo di grazia al tabù del riposo domenicale 

Francia, operai licenziati: "I soldi o salta tutto"

Parigi - La minaccia è di quelle che fanno doppiamente paura. I dipendenti di una fabbrica italiana di componenti automobilistici in fallimento, la New Fabris di Chatellerault, nella Francia centrale, si sono asserragliati all'interno dell'azienda, che minacciano di far saltare in aria se non verranno migliorate le condizioni del loro ormai scontato licenziamento. Ovviamente la prima ragione di panico sta nell'ipotesi in sé dell'esplosione di uno stabilimento che i 366 operai in rivolta hanno riempito di bombole di gas e di altro materiale pericoloso. Ma la stampa locale parla anche dell'altro motivo che terrorizza la popolazione della Vienne, il dipartimento transalpino in cui si trova la fabbrica-bomba: «Se tante persone arrivano a minacciare un gesto disperato, vuol dire che ormai il problema della disoccupazione in Francia sta raggiungendo livelli sconosciuti in passato», afferma un sindacalista.

Certo si sta rischiando il peggio. Lo sa bene il ministro dell'Industria Christian Estrosi, un fedelissimo del presidente Nicolas Sarkozy, che sta tentando il dialogo a tutti i costi con i rivoltosi. Questi ultimi hanno una richiesta ben precisa, indirizzata sia ai responsabili della fabbrica sia ai grandi gruppi automobilistici francesi Renault e Psa (Peugeot-Citroën), che tradizionalmente acquistano i pezzi prodotti dall'officina della Vienne. Gli operai vogliono una buonuscita di 30mila euro ciascuno in aggiunta alle indennità maturate nell'azienda. Se le casse della New Fabris sono vuote, gli operai sollecitano l'intervento diretto - già negato - di Renault e Psa, che tradizionalmente hanno, secondo loro, un rapporto privilegiato con il centro produttivo della Vienne.

La mediazione del ministro Estrosi si prospetta come estremamente difficile. Per adesso le maestranze che occupano lo stabilimento dicono di non voler mettere in atto la propria minaccia, ma c'è chi parla di un ultimatum di pochi giorni. Altrimenti le bombole di gas si trasformeranno in altrettanti ordigni della nuova guerra sociale transalpina. Una guerra già molto intensa, visto che gli ultimi mesi sono stati caratterizzati da una raffica di aspre polemiche e anche di aperte violenze.

Il caso più clamoroso è stato quello dei sequestri di dirigenti aziendali ad opera delle maestranze. Ufficialmente i dipendenti delle fabbriche a rischio di chiusura sono stati «trattenuti» e non «sequestrati» da operai e sindacalisti. In realtà la confederazione sindacale filocomunista Cgt ha orchestrato una vera e propria campagna di minacce ai dirigenti delle aziende costrette a ridurre il personale a seguito della gravissima crisi economica.

Adesso la minaccia di fare esplodere la fabbrica di componentistica auto potrebbe rappresentare un nuovo passo nella drammatica escalation sociale francese. Oggi, in coincidenza con la festa nazionale del 14 luglio, l'opinione pubblica guarderà all'Eliseo nella speranza che il presidente Sarkozy annunci nuove misure economiche e sociali per favorire l'uscita dalla crisi. I margini di manovra sono tuttavia assai ristretti e il deficit della finanza pubblica sta già aumentando a dismisura. Sarkozy si appresta comunque a parlare della sua volontà di sconfiggere la disoccupazione, che oggi in Francia viaggia intorno all'inquietante livello del 9 per cento della popolazione attiva.

Il ministro dell'Industria Estrosi cercherà, forse già nella giornata di oggi, di spegnere l'incendio sociale della fabbrica di componentistica auto, magari promettendo un sussidio pubblico sotto forma di incentivo alla riconversione professionale dei 366 dipendenti destinati a rimanere sul lastrico. Ma il governo condanna con molta fermezza la minaccia del ricorso all'esplosione di una fabbrica, che potrebbe causare la morte di molte persone, tra cui gli stessi operai che occupano lo stabilimento.

Secondo alcune fonti, un gruppo di operai oltranzisti avrebbe assunto il controllo della situazione dentro la fabbrica della Vienne, in cui sarebbero state ammassate, oltre alle bombole di gas liquido, altre macchine e altri serbatoi altamente pericolosi. Un cocktail esplosivo che fa pensare più a una battaglia in piena regola che a uno scontro sociale. Niente a che vedere col dialogo sociale di cui l'Eliseo e il governo parlano spesso e volentieri.

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