In Francia pronti gli aiuti Forti critiche al piano Ue

Parigi Il primo ministro francese François Fillon ha annunciato ieri le grandi linee del «piano auto» già da tempo stabilito dal presidente della Repubblica Nicolas Sarkozy. In particolare Fillon ha chiarito che l’ammontare complessivo del dispositivo di aiuti al settore automobilistico transalpino sarà di «5 o 6 miliardi di euro». Secondo il premier sarà necessario, come già da tempo aveva detto e ripetuto Sarkozy, creare un sistema di rottamazione delle vetture usate, con ulteriori incentivi per chi acquisterà vetture ecologicamente performanti. Nascerà così in Francia un meccanismo di «incentivi multipli» in grado sia di favorire la rottamazione, sia di moltiplicare la presenza di vetture verdi sul territorio nazionale.
Fillon non ha risparmiato, nel suo intervento di ieri a proposito del rilancio dell’industria automobilistica, qualche stilettata all’Unione europea, accusata di agire tardi e male sul terreno della lotta all’attuale crisi economica. «Sia chiaro che quanto accaduto con la nostra attesa di un piano d’intervento nel settore bancario non si ripeterà nel campo dell’industria automobilistica», è l’opinione del primo ministro francese. In pratica, Fillon lancia un monito alla Commissione comunitaria e al Consiglio dei ministri europeo a proposito dell’urgenza di un piano coordinato a favore della ripresa del mercato delle «quattro ruote». La Francia, secondo il primo ministro, non è disposta ad aspettare mesi e mesi per inserire le proprie misure di rilancio all’interno di un più ampio dispositivo comunitario. O quel dispositivo arriverà subito, o «Parigi non aspetterà tre mesi». Dunque Sarkozy e Fillon sono pronti a varare ulteriori misure, oltre alla rottamazione e agli incentivi ecologici, anche al di fuori di un’iniziativa coordinata dell’Unione europea.
L’altro monito lanciato ieri da Fillon è ancora più drastico. Il primo ministro si è rivolto alle grandi case automobilistiche che hanno fabbriche sul suolo francese per intimare loro di mettere fine ai programmi di delocalizzazione verso altri Paesi dell’Europa e del mondo. «La delocalizzazione è incompatibile con gli aiuti che vengono richiesti allo Stato francese», è il pensiero di Fillon. Si sa che negli ultimi anni i due grandi costruttori nazionali (Renault e Psa, che riunisce Peugeot e Citroën) hanno ottenuto a vario titolo aiuti dallo Stato, per esempio nel finanziamento della loro organizzazione del lavoro, ma hanno continuato al tempo stesso a trasferire installazioni produttive verso Paesi in cui il costo della mano d’opera è inferiore rispetto alla Francia. Si sa anche che i giapponesi di Toyota hanno potuto aprire alcuni anni fa Valenciennes, vicino al confine col Belgio, un impianto in cui vengono costruite le Yaris destinate a buona parte dell’Europa. In quel caso lo Stato francese ha aiutato in vario modo Toyota a installarsi nella regione settentrionale, in un’area a forte tasso di disoccupazione. Adesso qualsiasi ipotesi di disimpegno, anche parziale, del gruppo giapponese o di altri costruttori dal territorio transalpino viene visto dal governo Fillon come una sfida e una provocazione.
Bisogna ora fare i conti con il mercato.

L’anno scorso le vendite di auto in Francia sono drasticamente calate, un po’ come nel resto dell’Unione. Il 2009 può essere un anno ancor più difficile, visto che il Pil transalpino dovrebbe scendere dell’1,8 per cento. Di qui la fretta di Fillon a operare per il rilancio dell’auto «made in France».

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