Cultura e Spettacoli

La Francia scopre un divo involontario: Chirac

Alberto Toscano

da Parigi

Si chiama Jacques Chirac e di mestiere fa l’attore. La sua specialità è interpretare inconsciamente il ruolo di se stesso, cosa che pare gli riesca benissimo. A giudicare saranno i francesi, che tra un mese potranno assistere al film realizzato da Karl Zero, pirotecnico personaggio del mondo transalpino dello spettacolo, insieme a Michel Royer. Intitolato Dans la peau de Jacques Chirac (in italiano diremmo «Nei panni di Jacques Chirac»), il film è un collage di decenni di interventi pubblici e meno pubblici tra i più disparati - dai discorsi televisivi alle conversazioni prima dei comizi - che tendono a evidenziare le contraddizioni di un uomo politico tra i più longevi d’Europa. Il tutto viene commentato da un falso Chirac, ossia dalla performance dell'imitatore Didier Gustin, che interviene come voce «off». La pellicola - che le reti televisive francesi avrebbero deciso di non trasmettere - sarà proiettata nelle sale cinematografiche a partire dal 31 maggio.
Di politica Chirac ne ha masticata tanta e la documentazione filmata su di lui è semplicemente gigantesca. Nato il 29 novembre 1932, l’attuale presidente della Repubblica ha frequentato nel periodo 1957-59 la prestigiosa Ecole nationale d’administration (Ena), ossia la culla dell’élite transalpina. Nel 1962 era già dietro le quinte del governo, con funzioni di collaboratore di vari ministri. La prima elezione a deputato è venuta nel marzo 1967 tra i ranghi gollisti. Chirac ha capito subito l’importanza dell’ «ancoraggio» a un territorio e così ha stabilito il proprio feudo elettorale nella Corrèze, dipartimento agricolo della Francia centrale. Alcuni degli spezzoni montati nel film di Karl Zero e Michel Royer riguardano proprio quel periodo iniziale della carriera politica di Jacques Chirac, quando i suoi entusiasmi venivano espressi con una genuinità almeno apparente. Il gioco dei realizzatori del film sta proprio nel cercare le contraddizioni del personaggio Chirac, mettendo le sue frasi - pronunciate non di rado in modo perentorio - accanto ad altre affermazioni di contenuto diverso e talvolta opposto.
Eccoci, ad esempio, nel 1976. Il giovane dalle belle speranze di dieci anni prima è ormai diventato un politico affermato. È stato alla testa di diversi dicasteri e nel 1974 ha conquistato la guida del governo in circostanze che una parte dei francesi ha considerato poco ortodosse: il leader naturale dei gollisti era Jacques Chaban-Delmas, ma alle presidenziali Chirac gli voltò le spalle per sostenere il liberale Valéry Giscard d’Estaing, divenuto presidente della Repubblica. Ecco Chirac ricompensato - sempre nel 1974 - dalla nomina a primo ministro, ma ecco anche spuntare nuove speranze in direzione dell’Eliseo. Il film di Karl Zero e Michel Royer ci mostra Chirac teorizzare nel giugno 1976 il fatto che «gli uomini politici restano al proprio posto» senza cedere alla tentazione di dimettersi, mentre due mesi dopo egli si dimise, ufficializzando il proprio scontro con Giscard.
Nel 1977 Chirac diventa sindaco di Parigi, carica che mantiene ininterrottamente fino al momento (maggio 1995) in cui entra all’Eliseo. Le malelingue, comprese quelle di alcuni magistrati, sospettano che egli abbia usato il potere locale per favorire la prosperità (anche quella finanziaria) del partito neogollista da lui fondato nel 1976: il Rassemblement pour la République (Rpr). Il film non manca di punzecchiare Chirac su una delle sue espressioni più celebri, utilizzate quando è misteriosamente spuntata la confessione postuma (registrata su una videocassetta) di un suo ex collaboratore, scomparso nel frattempo per una grave malattia. «Abracadabrantesca» era per Chirac tutta quella vicenda.

Adesso sono Karl Zero e Michel Royer a giocare all’abracadabra con tutta (tutta si fa per dire) la sua vita politica, che pare ormai sul viale del tramonto.

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