Alberto Toscano
da Parigi
Finite le grandi dimostrazioni contro il Contratto di prima assunzione (Cpe), la Francia vive un fastidioso strascico di proteste degli studenti universitari e soprattutto dei liceali. Dalla regione parigina ai Pirenei, dalla Bretagna alla Savoia, dalle rive della Manica a quelle del Mediterraneo, gruppi di giovanissimi cominciano la loro giornata sdraiandosi sulle strade fino all'arrivo della polizia. Poi se ne vanno, ma intanto il traffico è in tilt. A Tolosa i sindacati hanno bloccato per tre ore il centro di smistamento della posta: il tempo necessario per evitare che venissero distribuite le lettere.
A Parigi si sono riunite le 12 organizzazioni che fanno parte dell'«intersindacale», ossia del comitato di coordinamento tra i fautori della protesta contro il Cpe, che sancisce la libertà di licenziamento per i giovani di meno di 26 anni assunti in base a tale norma. Siccome la legge sul Cpe non verrà applicata - su decisione dello stesso presidente Jacques Chirac - il problema non sussiste concretamente. Ma l'«intersindacale» ha chiesto ieri il ritiro completo e ufficiale delle disposizioni a tale riguardo.
«Il nostro obiettivo non è negoziare un lifting della legge sul Cpe, ma ottenerne l'abrogazione», dicono i leaders della protesta nel comunicato diffuso al termine della riunione. Però negoziano. Hanno accettato di incontrare i capogruppo parlamentari del partito di governo: l'Ump. Un negoziato curioso perché ieri l'«intersindacale» ha lanciato un ultimatum: se il Cpe non verrà ritirato entro il 15 aprile (quando cominceranno le vacanze parlamentari e tutto si fermerà per due settimane), le manifestazioni riprenderanno «senza escludere alcun mezzo di protesta». La situazione continua a essere surreale perché le controparti - Ump da una lato e «intersindacale» dall'altro - sanno benissimo che il Cpe è morto, ma devono trovare una via d'uscita che salvi la faccia a tutti.
Il premier Villepin, che aveva legato il proprio nome al Cpe, la faccia la sta perdendo giorno dopo giorno. Ieri è andato all'Assemblea nazionale a dichiarare che si riserva di «trarre le conseguenze che s'impongono». Quali conseguenze? La soluzione più logica consisterebbe forse nelle dimissioni, ma non è certo di questo che Villepin intendeva parlare ieri. Semmai il suo progetto è quello di utilizzare l'ipotetico compromesso Ump-sindacati su una nuova legge per il lavoro giovanile allo scopo di rilanciare la flessibilità dei contratti. Una cosa di cui i leaders della protesta non vogliono neanche sentir parlare.
L'opposizione di sinistra inzuppa il pane nelle difficoltà del governo Villepin. I socialisti hanno presentato un disegno di legge per abrogare non solo il Cpe, ma anche il Cne, Contratto di nuova assunzione, che dall'anno scorso ha introdotto flessibilità nel lavoro giovanile presso le aziende con meno di venti dipendenti. I socialisti vedono con estrema irritazione l'idea del dialogo tra i membri dell'«intersindacale» e i leaders dell'Ump. Questo dialogo, per quanto destinato al fallimento, rafforza l'immagine e la credibilità del presidente dell'Ump (e ministro dell'Interno) Nicolas Sarkozy.
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