FRANCO BATTIATO Canto d’autore per guarire

L’artista siciliano all’Auditorium: domani il concerto per l’Ospedale Maggiore

Paolo Giordano

In fondo questi sono proprio i suoi concerti: «Io voglio - ha detto una volta - che la mia musica faccia del bene». Così Franco Battiato domani sera arriverà all’Auditorium di Milano con Manlio Sgalambro, che da oltre un decennio è il suo filosofo «personale», e canterà per raccogliere fondi a favore della Fondazione Ospedale Maggiore Policlinico, Mangiagalli e Regina Elena (ore 21, prezzi 98,70 euro in platea, in galleria da 57,50 a 78,10). Insomma, sarà un concerto di quelli liberi, senza copione, capaci di mescolare improvvisazioni e riflessioni come a Battiato capita sempre più spesso di fare.
Tanti altri artisti, anche quelli più famosi o celebrati, separano i propri pensieri dalle canzoni e sul palco non sono quasi mai quello che cantano.
Battiato è il contrario e forse per questo negli ultimi anni è fuggito a gambe levate dal successo facile e si è concentrato su album, come l’ultimo live Un soffio al cuore di natura elettrica, che ha i guizzi godibili dei suoi concerti ma anche gli arrangiamenti pastosi e i versi taglienti che da quasi quarant’anni si ascoltano nei suoi dischi, anche in quelli più pop: «C’è chi si mette degli occhiali da sole per avere più carisma e sintomatico mistero» (da Bandiera bianca, che fu il suo primo singolo di grande successo).
D’altronde Franco Battiato è così da quasi quarant’anni, da quando con le canzoni strambe di Foetus riuscì a convincere la piccola etichetta Artis a puntare su di lui anche se per quasi tutti gli addetti ai lavori era solo un qualsiasi «Franco chi?».
Poi, quando i suoni progressive sdoganarono anche in Italia la follia compositiva, la Ricordi staccò un assegno e si portò a casa questo cantautore coi capelli più neri della lava sull’Etna.
Fu in investimento sulla fiducia che oggi sarebbe impossibile: i tempi del successo sono cambiati e ormai in tre mesi o la va o la spacca. Con Battiato è andata, ma la Ricordi ha dovuto aspettare quasi cinque anni, dal 1975 all’80, prima che il grande pubblico facesse finalmente la fila per comprare i suoi dischi e poi goderselo sul palco. «Ogni fase della vita ha i suoi inconvenienti, l’importante è riuscire a cambiarli altrimenti ci si annoia» ha detto lui una volta nella sua bella casa di Giarre, a un’oretta di auto da Catania.
E domani sera sarà difficile annoiarsi: con Battiato sul palco saliranno i suoi musicisti preferiti, Carlo Guaitoli al pianoforte e Angelo Privitera alle tastiera, naturalmente ci sarà Sgalambro che è un filosofo pop unico al mondo (e il cui eclettismo ha affascinato anche tanti giornali stranieri), e suonerà pure il Nuovo Quartetto Italiano con i violini di Alessandro Simoncini e Luigi Mazza, la viola di Demetrio Comuzzi e il violoncello di Luca Simoncini.


La luce più viva inquadrerà come sempre lui, l’autore della canzone d’amore italiana più bella di sempre (secondo un sondaggio è La cura), l’unico cantante che ha un seguito da popstar ma una scrittura da artista di nicchia.
E all’Auditorium di Largo Gustav Mahler porterà il suo «soffio al cuore di natura elettrica», cioè canzoni che emozionano e rimangono nel cuore anche quando le luci in sala si sono ormai spente.

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